giovedì 5 gennaio 2012

Dal vecchio blog... (ottobre - novembre - dicembre 2009)

lunedì, 12 ottobre 2009

Il lavativo e l'untore

E così una mattina ti svegli, e devi decidere se vuoi essere un lavativo o un'untore...
Hai un po' di febbre, dal fine settimana, dolori muscolari, mal di gola... Speravi che bastasse il week-end a far passare tutto e invece non è bastato.
Così, di lunedì mattina, sei qui a decidere se far contento il ministro della pubblica amministrazione - ed andare a scuola comunque, a infettare magari qualche bambino con una influenza che non sai esattamente che cos'è - o quello della Salute – e stare a casa, senza rischiare di contagiare qualcuno, ma a farti trattenere il primo giorno di malattia da uno stipendio già bello tartassato...
Le due anime della maestra, il lavativo e l'untore, combattono una strenua battaglia:
“Ma sì, sto a casa... tanto, chi se ne frega dell'Italia e della scuola pubblica... Chi se ne frega dei bambini che restano senza maestra, e delle colleghe che devono dividere la classe e tenere in classe 30 bambini a testa... Sto a casa e faccio un dispetto all'Italia, al ministro, alle colleghe!”
“Ma sì, vado a scuola... tanto stamattina ho solo tre ore, faccio fare solo analisi grammaticale, così non mi trattengono nulla dallo stipendio... tanto, chi se ne frega dell'influenza A/H1N1, sicuramente non è la mia, chi se ne frega se i bambini poi si ammalano, se sono asmatici, se hanno problemi cardiaci... Vado a scuola, fingo di lavorare e non mi faccio trattenere nulla dallo stipendio!”

Poi, passata la rabbia, il lavativo e l'untore se ne vanno... e lasciano il posto alla maestra. Unica. E in questo caso sarebbe un bene perché permetterebbe di abbandonare la schizofrenia.
Ma le due anime della maestra si riconvertono, si camuffano, ed ora sono quella della persona diligente, allevata a senso del dovere e senso di colpa, e quella della maestra chioccia, per cui tutti i bambini sono un po' come i suoi figli.
Sei andata a scuola con la febbre altre volte, quando era il momento, non hai mai “approfittato” troppo dei permessi di maternità, solo l'indispensabile; conosci benissimo il contratto, sai a quante ore di permesso avresti diritto e mai, in 25 anni di servizio, ne hai utilizzati più di un paio per anno.
Ma sei anche la maestra che guarda ancora che i suoi alunni vengano a scuola puliti e pettinati, che scruta non ansia i loro visi se vede che c'è qualcosa di strano, che insegna loro come lavarsi le mani, se non lo sanno fare bene, che porta il sapone perché a scuola non ce n'è, che apre le finestre ogni ora, suina o non suina... alla fine, anche se l'età ancora non lo dice, sei una maestra all'antica...
Così pensi che in fondo un giorno di stipendio non è granché, te lo puoi permettere se serve a preservare quei cuccioli dall'influenza, soprattutto quelli che vivono nelle case più disgraziate, o al campo nomadi, dove adesso di notte fa già freddo, o quelli che soffrono d'asma, come te. E pensi che anche lo stato dovrebbe essertene un po' grato... stare a casa oggi significa, probabilmente, che la tua asma non peggiorerà a causa dell'influenza, e che perciò farai meno giorni di malattia e costerai di meno al SSN.
E, con tutto il buonsenso di cui disponi, stai a casa.
Ma questo, purtroppo, è solo il buonsenso di una maestra all'antica.




venerdì, 23 ottobre 2009

Fatina ritorna a volare

-Mamma! Anch'io voglio volare!-
Fatina aveva sei anni, e sulle gradinate del palazzetto dello sport le stavo togliendo i pattini, dopo uno dei primi allenamenti. Le ruote erano ancora bloccate, come sempre succede quando i piccolini stanno imparando a pattinare.
Dopo che le piccole erano uscite, entravano in pista le grandi, le ragazze della squadra agonistica... Sentivi il fruscio delle ruote sul parquet, ti giravi e le vedevi: veloci, sorridenti, le braccia tirate... entravano in pista e sembravano angeli. Ricordo che anch'io avevo pensato: sembra che volino.
Sono passati un po' di anni da allora... un sacco di giorni, di allenamenti, di ore di pista. Il pattinaggio, al di là delle apparenze di lustrini e gonnellini, come molti altri sport è sangue sudore e lacrime (anzi, più che sangue, ematomi e distorsioni...). Ma per Fatina è sempre stato anche gioia e divertimento.
Anche lei ormai sembrava un angelo quando entrava in pista...
Poi, ad un certo punto, è diventato dolore. Dolore fisico.
Un dolore al ginocchio che le impediva di saltare, un problema di crescita. Uno stop di sei mesi, che poi sono diventati un anno. Il tentativo di ritornare, ma il dolore non se ne era andato del tutto, mentre tutto era cambiato: l'allenatrice, il gruppo con cui si doveva allenare...
E così ha deciso di fare altro.
Sui pattini tornava ogni tanto, quando ce n'era l'occasione, ma nulla più.
Poi la scorsa estate ci sono state le vacanze in montagna, le piste di ghiaccio aperte anche in luglio e agosto, i pattini da ghiaccio - diversi dai suoi ma non così tanto – le pattinate con Light-Blue, o in un palazzetto completamente vuoto...
E si è accorta che il ginocchio non le dava più fastidio, che il peso del pattino era tornato ad essere sopportabile. Così ha deciso che voleva riprovare.
E in questa settimana, pattini nuovi nello zaino e gonnellino nuovo addosso, ha reinfilato calze americane e copripattini ed ha ricominciato a volare. 


martedì, 27 ottobre 2009

Storie d'amore

Ho visto “UP”, il film. Ho letto “In viaggio contromano”, il libro.
Sarà che va di moda, sarà che vedo i miei genitori invecchiare ogni giorno un pochino, sarà che ci sentiamo un po' stagionati anche io ed il Capitano...
Sarà, ma queste storie di amori che durano tutta la vita e anche oltre, e che hanno come protagonisti vecchietti che sembrano indifesi, mi appassionano e mi parlano al cuore.
Sarà una cosa grave?


Giorno libero

Mi sono svegliata alla solita ora, avevo un gran mal di testa, ho accompagnato a scuola Fatina e, già che c'ero, anche Werewolf, che era troppo raffreddato per affrontare il nebbione di stamattina in bici. Sono tornata a casa, ho iniziato a pulire la stanza di Werewolf togliendo le lenzuola dal letto, raccogliendo le scarpe da lavare, mettendo nell'armadio tutti i panni stirati che giacevano su una delle sue scrivanie dall'epoca della terza guerra d'indipendenza circa; poi ho svegliato il Capitano e siamo andati: 1) del fiorista a prendere i fiori per le tombe dei nonni - 2) a fare la spesa e a prenderci un caffè – 3) al cimitero a sistemare le tombe dei nonni. Siamo tornati a casa e ho 1) raccolto i panni stesi sui termosifoni ad asciugare – 2) steso i panni che erano in lavatrice – 3) fatto partire una nuova lavatrice – 4) ripreso a pulire la stanza di Werewolf raccogliendo il ciarpame sparso e passando l'aspirapolvere (ormai ho imparato: la stanza di Werewolf non si può pulire tutta in un colpo, è umanamente impossibile). Poi ho caricato in auto la borsa da viaggio di Werewolf, un panino, due bottigliette d'acqua e sono andata a scuola, ho fatto alcune comunicazioni a varie colleghe e infine ho ricaricato il mio figliuolo, gli ho consegnanto il pranzo e l'ho portato in stazione, dove doveva prendere il treno per andare da Luna. Sono arrivata a casa contemporaneamente al Capitano e a Fatina, che era agitata, ma per fortuna a causa di un bel voto inaspettato. Ho preparato la pasta, ho tentato di mangiare qualcosa (ma il mal di testa era ancora così forte da togliermi l'appetito), ho salutato il Capitano che andava al lavoro e poi sono ritornata nell'antro... cioè no, nella stanza di Werewolf e ho continuato l'impresa tentando di sistemare un parte interna dell'armadio che rischiava l'esplosione, poi ho preparato il letto con le lenzuola pulite per Light-Blue Quindi ho steso i panni che erano in lavatrice e ne ho preparata un'altra. Poi, nonostante il mal di testa, ho pensato che era meglio non farla partire perchè non avevo più posto per stendere. Ho accompagnato Fatina a lezione di sax e, approfittando della mezz'ora che mi rimaneva libera sono andata all'iper a fare un po' di spesa. Ho caricato la spesa sull'auto e sono ritornata a prendere Fatina.
Ed è stato QUI che mi sono accorta di aver fatto la sciocchezza più grossa di tutta la mia vita: mi sono ricordata che, dopo aver caricato la spesa, ho lasciato la mia borsa attaccata al carrello... Dentro c'erano: 1) il portafogli con i soldi, i documenti, il bancomat e tutto il possibile 2) il telefono nuovo 3) le chiavi di casa 4) l'inalatore per l'asma 5) due paia di occhiali 6) una chiavetta USB con i progetti del corrente anno scolastico (oltre al resoconto dell'anno precedente, agli elenchi degli alunni e altre amenità simili) 7) tutto il contenuto possibile di una borsa che viene usata quotidianamente. A questo punto mi sono data della stupida, ho fatto salire in fretta Fatina, mi sono data della scema, ho guidato fino alla rotonda, mi sono data dell'idiota, sono entrata nel parcheggio dell'iper, mi sono data della rintronata, sono arrivata vicino al deposito dei carrelli e... magicamente, incredibilmente, fortunatamente, la borsa era lì, ancora attaccata al carrello, ancora con tutto il suo contenuto. Ho quindi ricominciato ad attribuirmi svariati aggettivi, tra le risate di Fatina, che vista la conclusione della vicenda ho condiviso, e sono giunta alla conclusione che avrei estremamente bisogno di riposo.
P. s.: per completezza d'informazione: dopo il ritrovamento sono andata a fare la spesa all'ingrosso di frutta, sono tornata in città, ho accompagnato Fatina dall'ottico per il primo appuntamento per le lenti a contatto, sono rimasta una mezz'oretta in giro mentre lei era dall'ottico, sono andata a riprenderla e siamo tornate a casa, ho preparato qualcosa da mangiare, ho raccolto i panni che nel frattempo si erano asciugati, ho fatto partire la lavatrice, ho controllato le mail, ho scritto questo post.
Dovrei stirare, lavare il pavimento in camera di Werewolf, riportare sul registro i voti delle verifiche, preparare un foglio di excel con i progetti di scuola, eccetera.
Per stasera credo che non ce la farò.
Però mi è passato il mal di testa.


domenica, 08 novembre 2009

Destini segnati

E' già il secondo...
Giocavano con Werewolf, nel campino davanti alla Gabbia, o andavano a scuola con lui.
Werewolf, anche se era arrivato da poco, non li temeva, ogni tanto ci litigava, per questo lo rispettavano.
Hanno più o meno la sua età. Abitano qui, in questo quartiere, a non più di cento metri di distanza. Uno è già padre, di una bimba che non ha ancora un anno.
E' già il secondo nel giro di un mese che ritroviamo sul giornale locale, nome cognome età quartiere, italianissimi, impossibile pensare ad un'omonimia, impossibile far finta che potrebbe essere qualcun altro, impossibile pensare che il cognome straniero ti confonde. E' già il secondo che diventa ospite delle “patrie galere”, senza condizionale o arresti domiciliari perché probabilmente i precedenti sono già numerosi.
Per stalking il primo, che ha tentato di investire la ragazza con l'auto dopo averla perseguitata per mesi.
Per estorsione il secondo, dopo aver rapinato e picchiato un ragazzo alla fermata dell'autobus.
La conclusione di Werewolf: “ho sempre immaginato che sarebbero finiti così” è quello che probabilmente tutti qui attorno hanno sempre pensato.
E' giusto e rassicurante che ora siano in carcere.
Eppure...
Eppure, in me, c'è una punta di amarezza. Un'amarezza da insegnante.
Avevano un destino segnato già a 12 anni e nessuno ha potuto fare nulla. Possibile?
Eppure, almeno in un caso, qualcuno ci ha provato: ci ha provato la scuola e ci ha provato lo sport...
Davvero non serve a nulla provarci? Davvero tra i bambini che vedo ogni giorno nelle mie classi ce n'è qualcuno che ha già davanti un destino segnato?
Il Capitano, che in questo quartiere è cresciuto, mi raccontava dei suoi ex compagni che via via sono morti per overdose, o sono finiti dentro, o sono spariti dalla circolazione... Pensavo che fossero gli effetti di un pezzo di storia ormai finita: oggi questa è una zona popolare, sì, ma molto tranquilla, tutta gente che lavora, che vive dignitosamente, una circoscrizione molto presente con varie iniziative, il vigile di quartiere a cui rivolgersi...
Eppure qualcuno aveva già un destino segnato...


giovedì, 12 novembre 2009

Gabriella

Gabriella è entrata in classe ed ha incantato tutti... maestre e bambini.
Gabriella ha raccontato di papere e galline, di argini, di Cina, di Germania, di Los Angeles, di covoni di fieno e di un mondo che un po' le stava stretto e un po' la proteggeva.
Gabriella ha parlato di fiducia in se stessi, di disciplina, di fatica e di sorrisi.
Gabiella ha parlato di famiglia, di genitori, di fratelli, di figli.
Gabriella ha parlato anche di sport, e di una medaglia.
Gabriella è una gran bella persona
Gabriella è Gabriella Dorio
 
 
lunedì, 30 novembre 2009

Werewolf

22 anni fa,
in una notte da lupi come questa
(e come poteva essere, altrimenti?),
Werewolf apriva i suoi occhioni neri sul mondo.

AUGURI WEREWOLF!
 
 

Werewolf in palestra

Poiché lavorare con i bambini è faticoso,
poiché lascia segni dfficili da mandare via,
poiché in ogni caso può essere un'esperienza terribile ma contemporaneamente bellissima,
poiché il ventiduesimo compleanno è ancora uno di quelli che non fanno paura,
Werewolf ha condiviso con me i disegni che gli hanno regalato, in occasione del suo compleanno, i bambini di una delle classi in cui va ogni settimana come esperto di attività motoria.
Ne abbiamo scelti due: una scena di auguri sotto i canestri ed il particolare di un altro disegno, da cui chi non conosce personalmente Werewolf, o anche chi lo conosce, potrà riconoscerlo!


GLI AUGURI A WEREWOLF
wer_aug

RITRATTO DI WEREWOLF

wer
 
 
mercoledì, 02 dicembre 2009

IL CAPITANO

OGGI IL CAPITANO COMPIE...

IL CAPITANO
AUGURI!
 
 
domenica, 06 dicembre 2009

Dopo la divisa...

E dopo la divisa... ecco a voi IL COSTUME!
Il costume è quella cosa che serve per il saggio di Natale. E' composto da un'infinità di piccoli particolari, apparentemente semplici ed innocui ma assolutamente introvabili per l'occasione che vengono richiesti mediamente tra le 72 – 48 ore prima dell'esibizione.
Il costume è quella cosa che trasforma allenatrici inflessibili, da cui ti aspetti un abbigliamento da signorina Rottermaier, in finissime esperte di moda con qualche tocco di design d'avanguardia o di vezzo vintage per ciò che riguarda le scenografie (!).
Il costume è quell'elemento che in ogni caso, nonostante tutte le difficoltà, appare magicamente nella sua interezza tra i 30 e i 15 minuti prima dell'entrata in scena.
Il costume, nel pattinaggio, è la coperta di Linus!

p. s.: per chi non avesse capito: oggi è il giorno del saggio...

Ogni giorno

Bambini sereni, tranquilli, sorridenti, interessati, collaborativi...
Bambini che chiacchierano, che parlano, che giocano, che urlano...
Bambini che non ci riescono, che non hanno capito, che pensano ad altro...
Bambini provocatori, che disturbano, che picchiano...
Bambini che parlano un'altra lingua, bambini che vivono un'altra vita, bambini che si spostano a ruote, bambini che non possono muoversi, bambini che sono chiusi nel loro mondo...
Bambini fragili, bambini che hanno paura di qualcosa, bambini preoccupati di ciò che succede a casa, bambini che si rifugiano a scuola, bambini che si fanno male da soli, bambini invisibili alla legge, bambini che vorresti portarti via...
Bambini.
Sono lì, davanti a te. Li incontri ogni giorno. Tutti quanti, tutti insieme.
Ma certi giorni sono un po' più difficili di altri.


Io aspetto.

Sono qui, in questo quartiere di periferia, alle 9 di sera, in questo parcheggio male illuminato.
E aspetto.
C'è una leggera foschia in lontananza, ascolto il mio mp3. E aspetto.
Ero qui anche ieri sera. Pioveva. Sarò qui anche tra un paio di giorni. Chissà che tempo farà.
Io aspetto.
La luce accesa filtra sotto il portoncino di sicurezza. Aspetto che si spenga. Poi si sentiranno le voci, le risate, e infine si spegneranno anche le luci degli spogliatoi e Fatina e le altre usciranno.
Io aspetto.
Quanto tempo ho trascorso ad aspettare fuori da un palazzetto, da una palestra, a bordo pista, a bordo campo?
Quanta strada ho percorso con in auto una borsa blu con le scritte bianche?
Quanti allenamenti hanno fatto i miei figli nei loro ancora pochi anni?
Quanta della loro passione per lo sport deriva dalla costanza mia e del Capitano nel portarli agli allenamenti anche quando avevamo altro da fare, anche quando eravamo stanchi, tristi, raffreddati o semplicemente eravamo appena tornati dal lavoro?
E quanto ha dato a loro lo sport?
Quanta determinazione, quanta autostima, quanta capacità di sopportare le frustrazioni o semplicemente quanto divertimento e quanta possibilità di buttar fuori lo stress?
E quanto ha dato a noi il loro fare sport? Quante occasioni per parlare con loro, per sentirli sfogare, per sentirli esprimere il loro spirito critico, quante possibilità di avvicinarci al loro mondo, ai loro amici, quante opportunità di utilizzare “metafore sportive” in tutto il resto della vita?
Che strano... sono sempre stata una negazione per ogni sport, e ora non potrei immaginare una vita senza lo sport dei miei figli.


venerdì, 11 dicembre 2009

16

Era bionda, cicciotta e bellissima.
E stava per nascere.
16 anni fa.


BUON
COMPLEANNO
FATINA!


21112009146r



venerdì, 25 dicembre 2009

Natale nella Gabbia

Natale nella Gabbia è una Messa di mezzanotte diversa da tutte quelle degli anni scorsi.
Natale nella Gabbia è la neve che si scioglie.
Natale nella Gabbia è l'albero con le luci accese, ed il presepe col Bambino Gesù e la cascata che scende dalla montagna.
Natale nella Gabbia è cena e pranzo a casa dei nonni perché il nonno inizia adesso a stare un po' meglio ma ancora non ce la fa ad uscire; sono gli zietti con cui ridere e scherzare, è una visita in ospedale perché qualcuno non sia solo.
Natale nella Gabbia sono borsoni e valigie perché tutti, bene o male, sono in partenza; è un figlio che parte in auto, per la prima volta, per andare da Luna perché i treni in questo paese impiegano 7 ore per fare 250 chilometri, ed è anche aspettare la telefonata che dice che è arrivato; è organizzare lavaggi e stirature perché anche noi tra poco partiamo, con Fatina e Light-Blue al seguito.
Natale nella Gabbia è abbandonare, per un giorno solo, anche il pensiero del lavoro perché ogni tanto si deve fare così.
Natale nella Gabbia sono i libri di ricamo sul tavolo, e un po' di tempo per sfogliarli con attenzione.
Natale nella Gabbia non è tanto diverso da tutti gli altri giorni, però è Natale!


BUON NATALE

A TUTTI VOI,
CHE STATE LEGGENDO,
A TUTTI NOI
CHE SIAMO QUI


BUON NATALE!



domenica, 27 dicembre 2009

Ordine pubblico

Mattina della Vigilia di Natale e giorno di mercato.
Il traffico è congestionato, i pedoni si affrettano, carichi di pacchetti, borse e borsoni.
Fatina ed io stiamo finendo il nostro giro, senza particolare affanno: lei cercava l'ultimo regalo per Light-Blue, l'ha trovato da più di un'ora perciò ci manca solo l'ultima fermata per comprare il pane, poi possiamo tornare a casa.
Sul marciapiedi opposto al nostro una signora, piuttosto in età, trasporta con disinvoltura due grosse shopper dei negozi più cari della città. Indossa un buffo copricapo a metà tra la striscia di pelliccia e un foulard.
Fatina inizia: - Ma dai, ma guarda! Ma cos'è? Non è adatto alla sua età! E che colori sono? Non centrano niente con la giacca che ha addosso!
Qualche altro commento e poi sbotta: - Ci vorrebbe la POLIZIA DELLA MODA!

Devo proprio farle leggere Dostoevskij, perchè anche lui lo diceva "La bellezza salverà il mondo"!
 

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