giovedì 5 gennaio 2012

Dal vecchio blog... (da gennaio ad aprile 2010)

sabato, 02 gennaio 2010

Il nuovo anno

Il nuovo anno inizia con due soli spazzolini nel bicchiere in bagno...
Inizia con la casa quasi in ordine e tranquilla, con la borsa da viaggio svuotata e la lavanderia riempita.
Inizia con il pranzo dai nonni e gli amici a cena. E con appena un po' di nostalgia sentendo al telefono Fatina e Werewolf, che quest'anno non sono qui.
Per la prima volta dopo 22 anni, il Capitano ed io abbiamo passato un Capodanno senza figli...


Appunti di viaggio

Quattro giorni in Toscana, tanto per staccare un po'. Il Capitano ed io, Fatina e Light-Blue (perchè altrimenti Fatina non sarebbe certo partita e anche perchè ci fa piacere avere con noi anche lui).
Quattro giorni in giro a vedere un po' di cose belle, scegliendole tra mille.

Firenze, chiesa di Santa Maria Novella. Fatina è sensibile alla bellezza. Non è la prima volta che rimane quaranta minuti di fronte a un'opera d'arte senza smettere di esplorarla. Accade anche qui, con gli affreschi del Ghirlandaio. Quando riesco a schiodarla: “Mamma, voglio vivere qui!”
E' un gioco tra noi quello del vivere qui, che si ripete dai primi viaggi in cui lei era cosciente di ciò che vedeva. - Fa un po' “Gobbo di Notre Dame” - le rispondo. E lei, incurante della presenza di Light-Blue, adorante e felice di stare accanto a lei giorno e notte per un po': - Allora mi faccio suora!

novella


sabato, 02 gennaio 2010

Appunti di viaggio (bis)

Andiamo a visitare la città di Luna, che al momento ospita anche Werewolf: sulle guide è segnalata come degna di visita ed inoltre ospita il museo del fumetto, come non visitarlo con Light-Blue e Fatina, visto che siamo in zona?
Quando usciamo telefoniamo a Werewolf. Luna non sta bene e non può uscire, ma abbiamo un paio di cose che lui aveva dimenticato a casa da fargli avere, così ci diamo appuntamento davanti alla stazione. Werewolf arriva, sbarbato e pettinato (la cosa non è rilevante ai fini del racconto, ma è degna di nota dato che, quando è a casa, questi due verbi sono insignificanti, soprattutto contemporaneamente).
“Werewolf, ma il tuo navigatore ha dato problemi durante il viaggio? Il nostro ha fatto qualche stranezza...”
“No, solo all'arrivo, sulla Pisella, non ha segnalato l'uscita in tempo...”
“Scusa, DOVE?”
“Sulla Pisella”
“???”
“Ma sì, quando da Firenze prendi l'autostrada per Pisa! Come l'avevi chiamata tu?”
“Ah... la bretella Firenze – Pisa - Livorno...”
“Ecco, la bretella... per Pisa...”
“Capisco, la PISELLA!”

fumetto




domenica, 03 gennaio 2010

Domande essenziali

- Vedrai Fatina, ti piacerà il posto dove andremo a  festeggiare il Capodanno. Presentano sempre i piatti in modo originale: l'ultima volta che ci sono andato i tortelli erano su un letto di foglie di radicchio...
- Sì, Light-Blue ma... QUANTI tortelli???


venerdì, 15 gennaio 2010

O. S. Webbetta

Io lo so...
Sono una persona solo apparentemente amichevole, così come lo sono certi sistemi operativi che sembrano tanto belli quando fai operazioni banali, come salvare un file nella cartella di default, ma che appena ti azzardi a voler approfondire un po', ad esempio se vuoi intallare un programma, mettono mille paletti e impedimenti.

Io lo so... anch'io sono così.
Bisogna conoscermi bene per poter sperare di interagire con successo, e anche in quel caso, ogni tanto, compaiono messaggi di errore, e ben lo sanno il Capitano ed i miei figli.

Io lo so, come quei sistemi operativi sembro piena di meccanismi di protezione e invece sono facile preda di virus e trojan se non metto il firewall aggiuntivo e non aggiorno una volta al giorno l'antivirus.
Io lo so... ma ogni tanto me ne dimentico e allora non basta il reset... devo fermarmi a raccogliere i pezzi.
 
 
domenica, 24 gennaio 2010

Che notte!

Quando si è piuttosto giovani, l'espressione “che notte!” non può che riferirsi ad una cosa sola: la notte in questione è stata probabilmente movimentata ma indiscutibilmente piacevole.
Quando poi si diventa genitori, l'espressione “che notte!” perde il suo significato precedente e ne acquista un altro, decisamente meno gradevole... vengono evocati biberon, pannolini, pianti, e poco più tardi incubi, paure di mostri, timori di abbandoni...
Si immagina che, quando i figli cresceranno, le notti in bianco saranno solo quelle passate ad aspettarli al ritorno dalla discoteca.
Al momento, Werewolf e Fatina non sono discotecari ma... CHE NOTTE! la notte scorsa...
Quando, poco dopo la mezzanotte mi accingo ad andare a letto le luci di casa sembrano incredibilmente tutte spente, compresa quella che di solito si intravvede sotto la porta della stanza di Werewolf.
Quando, alle 4 e 10, mi alzo e vado in bagno, invece, la luce della stanza di Werewolf filtra da sotto la porta... Busso leggermente: a volte si addormenta così e devo andare a spegnergliela; invece stavolta la luce si spegne... vuol dire che è ancora sveglio (pazienza... è domenica mattina e non si deve alzare)
Alle 5 e mezza il Capitano si alza per andare al lavoro. E' silenzioso, ma un minimo di movimento si sente, visto che si deve preparare e fare colazione... Non può nemmeno spostarsi troppo nella zona giorno perchè c'è Light-Blue che dorme sul divano...
Alle 6 e 20 mi sveglia Fatina che sta brontolando con Werewolf: lo accusa di essere uscito dal bagno parlando e di averla spaventata... in realtà lui stava cercando di rispondere a lei, che però non era cosciente dato che stava parlando nel sonno; prego Werewolf di accompagnare Fatina da me nel lettone (tanto il Capitano è già partito per andare al lavoro, e così lei si calma e magari si dorme ancora un po'). E poi penso: “ma come, è già in piedi? Ma se due ore fa aveva la luce ancora accesa...” (sosterrà poi, durante il giorno, che aveva acceso “solo per guardare una cosa”).
Tento di riprendere a dormire, ma Fatina manifesta il suo fastidio per il mio respiro pesante...
Inizia a venirmi il mal di testa... Ormai non si dorme più.
Che notte!

P. S.: il Capitano ed io, da giovani, non avevamo nessun problema di insonnia né alcun altro disturbo del sonno. Io, in particolare, ero una di quelle persone che, se non dormono almeno 9 ore per notte, il giorno dopo non connettono. Il Capitano, del resto, sconquassato dai turni, aveva bisogno forse più di me di adeguati tempi di riposo che gli consentissero il recupero delle forze.
Poi è arrivato Werewolf “l'insonne” e, per completare l'opera, Fatina “la turbata dagli incubi”.
La nostra vita notturna non si è ancora ripresa. 


mercoledì, 27 gennaio 2010

Giornata della Memoria

“Maestra, queste cose che ci racconti sono così brutte che si fa fatica a credere che siano successe davvero...”

E' vero, ecco perchè dobbiamo continuare a raccontarle.


giovedì, 28 gennaio 2010

Giorni

Ci sono giorni in cui ti arrivano regali talmente improvvisi e imprevisti da lasciarti a bocca aperta e non puoi fare a meno di essere felice.
Ci sono giorni in cui non puoi fare a meno di essere triste.
Ci sono giorni in cui scopri che anche poche parole, dette o non dette, fanno la differenza.
Ci sono giorni in cui apprezzi il valore del silenzio
Ci sono giorni in cui vorresti tornare indietro.
Ci sono giorni in cui vorresti correre avanti.
E ci sono giorni in cui tutti questi giorni stanno nelle ore di un solo giorno.


venerdì, 29 gennaio 2010

Neve e latte caldo

La luce spenta - è rimasta solo l'illuminazione dello schermo del portatile – le tende aperte, per guardare la neve che scende ancora anche se ha coperto tutto un'altra volta, la tazza col latte caldo tra le mani.
Domani sarà un'altra giornata piena e faticosa, come oggi.
Ma gli ultimi dieci minuti della giornata possono essere un vero toccasana: basta accontentarsi...


martedì, 02 febbraio 2010

LIM (lavagna interattiva multimediale)

“...sei strofe, ognuna di quattro versi”
“...nella prima strofa c'è la rima incrociata”
“la stessa parola chiude tutti i versi...”
“la prima e la seconda strofa sono concatenate... anche la seconda e la terza”
“...le prime tre sono descrittive, le altre tre sono riflessive...”

Io e la collega D. ci guardiamo sempre più stupite: anche i bambini che di solito non stanno attenti oggi partecipano e dicono cose sensate...
Intanto io sottolineo, evidenzio, annoto a lato... tutto ciò che loro dicono. Più lo schermo si riempie, più escono nuove idee.
Fuori c'è la neve, sarà quello? Sarà l'argomento particolarmente coinvolgente?
O sarà la LIM che ci è arrivata la scorsa settimana come tardivo regalo di Natale dall'amministrazione comunale a tenerli incollati alla poesia che ho proposto di analizzare? Davvero la splendida lavagna multimediale, pur se bellissima e di ultimo modello, basta da sola a trasformare una classe distratta in una squadra di critici letterari? Davvero una pagina scritta, proiettata su uno schermo, si trasforma in qualcosa di così accattivante da convincere tutti a spremere le meningi?
Non so, non ci credo molto... aspetto di vedere ciò che accadrà nei prossimi giorni...


domenica, 07 febbraio 2010

Decisioni condivise

- Mamma, le allenatrici mi hanno detto se voglio ricominciare a fare la gare. Non sono importanti come quelle che facevo prima. Però ho ripreso a fare tutte le cose che sapevo fare quando ho smesso. In queste gare ci sono i pacchetti delle difficoltà e posso scegliere quello che preferisco: passetti – trottole – salto del tre oppure tutti i salti ma non in catena e tutte le trottole... posso usare anche brani cantati, la durata è circa due minuti di esercizio. Che dici?
- Bhe', Fatina, dico che sei abbastanza grande e puoi scegliere tu cosa fare...
- Ah bene, perché io ho già detto di sì.

P. S.: Fatina ha ripreso a pattinare dopo due anni di stop causati da un problema al ginocchio; a settembre i patti erano un allenamento a settimana solo per muoversi, senza salti; a novembre gli allenamenti sono diventati tre per preparare il saggio. Dopo l'ultimo allenamento questa è stata la conversazione...

Il Capitano... solo se piove

- Pronto, mamma... ciao, come va?
- Tutto bene... tu domattina non è che potresti andare a ritirare le analisi al laboratorio...
- Mamma, io al sabato sono a scuola.
- Ah... ma so che ogni tanto sei a casa...
- Mamma, sono dieci anni che di sabato lavoro e non ne ho mai saltato uno se non quando la scuola era chiusa... Comunque se hai bisogno ci va il Capitano.
- No, no. Non disturbarlo.
- Ma nessun disturbo: quando va a fare la spesa passa di lì a prendere la ricevuta e poi mentre va a casa passa a ritirare le analisi.
- Ah. Va beh, però... SOLO SE PIOVE.


venerdì, 12 febbraio 2010

Il Tutor

Approfittando del ponticello di carnevale e di una favorevole congiuntura di giorni liberi a scuola, Werewolf stamattina è partito per raggiungere Luna e passare con lei il San Valentino.
Da parte mia, cuore di mamma, ho lasciato il cellulare acceso in classe (lo so che non si fa... ma insomma...).
Quando si è sentito il passaggio del Mig in volo radente, suono inconfondibile che annuncia l'arrivo di un SMS sul mio cellulare, non ho potuto fare a meno di guardare a che punto del viaggio era e poi mi sono giustificata con i bambini dicendo: - Scusate, ma Werewolf è in viaggio in auto e temevo che trovasse traffico, o neve... insomma, sono un po' preoccupata.
Werewolf è ormai parte integrante della quintaA, e i bambini si sono preoccupati a loro volta: - Ma è andato in auto? Ma l'avete lasciato andare da solo? Ma con che auto è andato, con la tua? Ma come “ha la sua auto”? Ma è troppo piccolo!
E così via.
Ma l'apoteosi si è raggiunta con G., lunghi capelli chiari e costantemente preoccupata per tutto il mondo: - Ma maestra, potevate almeno procurargli un TUTOR!
- Ma dai, guarda che Werewolf non va veloce in auto, e poi in autostrada i safety-tutor ci sono, misurano la velocità la segnalano alla polizia...
- Ma no maestra! Dicevo proprio un TUTOR, una persona che ti accompagna quando sei giovane e devi fare delle cose difficili!
Ho provato a spiegare che, nonostante sia il mio bambino, è comunque già un adulto e non si può togliere le libertà ad un adulto... ma dentro di me mi sono sentita una madre degenere: non gli ho mai fornito un TUTOR!


domenica, 14 febbraio 2010

St. Valentine's Day

Prima, ha deciso Werewolf, che sarebbe partito per andare da Luna in questi giorni.
Poi, Light-Blue ha chiesto a Fatina se questo fine settimana sarebbe potuta andare lei da lui.
Quindi io e il Capitano abbiamo creduto di essere a casa da soli, anche se in realtà lui avrebbe dovuto andare a fare il turno di notte, per cui ci sarebbe stata solo la giornata a disposizione.
Infine, il Capitano si è preso una violenta forma virale ed abbiamo pensato che la giornata senza figli fosse rovinata.
Oggi, il Capitano stava meglio, anche se un po' acciaccato. Così abbiamo avuto a completa disposizione la giornata ed anche la serata...
Non male questo San Valentino!


martedì, 16 febbraio 2010

...il giorno dopo...

...il giorno dopo...
mi sono ammalata io!!!!
 
mercoledì, 24 febbraio 2010

Considerazioni in un palazzetto dello sport

Sabato scorso, campionati regionali di pattinaggio artistico per gruppi.
1^ considerazione: gli spazi. Un bel palazzetto nuovo, adattissimo al pattinaggio per dimensioni di pista e spalti. Eravamo in un paese di provincia, un paese ricco, ma pur sempre un paese. Invece il capoluogo di provincia non riesce ad avere un palazzetto decente che sia adatto alle attività sportive dei ragazzi di una città. C'è un Palazzetto dello Sport nuovo, fuori città, costato una follia e pagato con i soldi dei cittadini (perciò anche con i miei) utilizzabile solo dalla pallavolo di serie A per i costi altissimi e per il timore che si rovini il parquet. Lì accanto un grande spazio del tipo “capannone”, con soffitti bassi, pavimento di linoleum, colonne nel mezzo che lo dividono virtualmente in tre “palestre”. Per ognuna di esse, il costo è di 50 euro all'ora... Gli spogliatoi sono al piano superiore (provate a scendere le scale con i pattini ai piedi...), la divisione tra uno spazio e l'altro è solo virtuale (provate a pattinare con i palloni che arrivano dalla “palestra” accanto...). E, come se tutto questo non fosse già sufficiente, lo spazio delle “palestre” viene utilizzato, almeno una volta al mese, per varie fiere (informatica, fumetto, mercatini di Natale, ecc), due volte al mese ci sono “feste gastronomiche”, la struttura accoglie circa dieci grandi concerti ogni anno; in ognuna di queste occasioni le “palestre” rimangono inutilizzabili almeno per tre giorni. Risultato? Le squadre cittadine giovanili di pallavolo, basket, ginnastica artistica, arti marziali, si devono accontentare delle palestre scolastiche, che si contendono tra loro: fondo sconnesso, spazi limitati, assenza di spogliatoi decenti, orari di disponibilità improponibili... Le squadre di pattinaggio ancora peggio: un solo ambiente con la pista adeguata o, in alternativa, allenamenti a trenta chilometri dalla città. L'attenzione per uno stile di vita sano, per un modo “normale” di far crescere i ragazzi non fa parte delle priorità dei nostri amministratori.
2^ considerazione: le persone. Moltissime ragazze e qualche ragazzo: atleti, allenatori. Pur portando divise di colori diversi sono uniti dallo stesso impegno, dalla stessa fatica, dalla stessa sorridente serietà. Sono un grande serbatoio di energia positiva, di valori, di gioia. Gli atleti vanno a scuola al mattino e poi, al pomeriggio, scelgono liberamente di sudare in palestra, di sfidare le cadute, di studiare tardi, di rinunciare a vedere gli amici... Gli allenatori hanno altri lavori, o studiano all'università, passano i pomeriggi a occuparsi dei ragazzi, a dare retta ai genitori, a costruire “il gruppo”, a compilare cartellini e schede di iscrizione, ad asciugare le lacrime dei più piccoli, a spronare i più grandi, qualche volta a urlare, qualche volta a sorridere; a fine mese, se va bene, dalle società sportive arriva un rimborso spese che a malapena copre le spese della benzina. Ci vogliono far credere che il futuro dell'Italia è in mano ai ragazzi di Amici e del Grande Fratello. Non è obbligatorio crederci: basta frequentare le palestre d'Italia, qualsiasi sport ci si pratichi.
3^ considerazione: lo spirito di appartenenza. Fatina si è solo allenata con il suo gruppo, sapeva dall'inizio che non avrebbe partecipato alle gare: non pattinava da due anni, il suo scopo era solo riprendere l'attività; lei e Light-Blue si vedono solo al sabato e alla domenica, non era necessario che usasse il suo sabato pomeriggio per andare a vedere la squadra. L'allenatrice si è sposata il giorno successivo, sicuramente aveva un sacco di cose da fare in vista di uno dei giorni più importanti della sua vita; le ragazze avevano provato moltissimo, prima, ed avrebbero potuto pattinare anche senza di lei. Eppure, entrambe erano là, a più di quaranta chilometri da casa, a trascorrere il loro sabato pomeriggio: perché là era la loro squadra e là dovevano essere anche loro.
Al di là del risultato, al di là dei sedili del palazzetto (che non sono mai comodi da nessuna parte se ci stai seduta per diverse ore), al di là delle Mamme-Ultrà che esistono in qualsiasi sport, è stato un pomeriggio molto positivo.


domenica, 28 febbraio 2010

Domenica al mare: 1

Per sfuggire al grigiore di una domenica nuvolosa, allo pseudo-blocco del traffico e al pensiero della chiazza di petrolio che aleggia sulle nostre falde acquifere, decidiamo di passare una giornata al mare: in caso di maltempo potremo sempre rifarci con una bella abbuffata di pesce...
Destinazione: il mare più vicino a noi, la riviera Romagnola.
Appuntamento stamattina all'ingresso dell'autostrada con gli Zietti. Arriviamo in quattro: il Capitano ed io, Light-Bue e Fatina (Werewolf è di nuovo da Luna, per festeggiare il loro anniversario... a proposito: AUGURI!).
Baci e abbracci, visto che è un po' che non ci vediamo, e poi Fatina esclama: -Io e Light-Blue veniamo in macchina con voi!
La Zietta, leggermente perplessa dice: - Ok, ma... come mai?
Inizio io: - Bhe, sai, ieri abbiamo avuto una piccola divergenza...
Mi interrompe Fatina, che lapidaria sintetizza: - MOTIVI MUSICALI!
La Zietta capisce al volo: - Capito tutto! Salite!
Le proposte musicali sulla mia auto sono oggettivamente un po' obsolete e monotone, ma non pensavo al punto tale da provocare una scissione...

Domenica al mare: 2

Appena arrivati, passeggiata in riva al mare. Non resisto: scatto una foto e la invio a Werewolf con la scritta: “Indovina dove siamo?”
Nel giro di pochi minuti due messaggi di risposta, con un elenco di luoghi della costa Toscana, via via sempre più vicini alla città di Luna, seguiti da un punto interrogativo.
In fondo sarebbe divertente farlo arrabbiare un po'... Ma poi rinunciamo e rispondo: - Ma no! Cesenatico! Tranquillo, non veniamo a rompere proprio oggi!
Risposta molto diplomatica: - Ma non disturbavate!
Risposta che immagino poi seguita da un sospirone di sollievo...

Domenica al mare: 3

A Cesenatico, oggi, giornata finale dei Campionati Mondiali di tiro alla fune.
Dopo i regionali di pattinaggio artistico per gruppi della settimana scorsa oggi, su consiglio della Zietta, mondiali di tiro alla fune.
Credo che Light-Blue si stia chiedendo ogni giorno di più in che razza di strana famiglia è finito.


mercoledì, 10 marzo 2010

Quando non te l'aspetti

In una mattina di marzo, sotto la bufera di neve, devi uscire dalla tua scuola ed andare nella sede della segreteria per motivi di RSU.
Arrivi, ti fai vedere dalla segretaria che è per un attimo occupata, e invece mentre aspetti ti chiama la preside: -Può venire un momento?
Nel suo studio ci sono due poliziotti in divisa. Chiedono informazioni su quella bambina su cui hai fatto la relazione alla Preside: visto che sei lì ci puoi parlare tu direttamente.
Ci sei stata male, per quella situazione. In tanti anni di scuola non ti era mai capitato, non così.
Disagio sociale, tante volte. Problemi di apprendimento, ordinaria amministrazione. Incuria materiale, ogni tanto.
Ma qui c'è dell'altro. Non lo cogli razionalmente: sono tutti fatti piccoli se presi singolarmente, ma sono tanti: sono gli sguardi di quella bambina, che si nasconde dietro le maestre se la mamma viene a parlare; sono i malesseri localizzati, che si ripetono a cadenze fisse; sono le cose che scrive in quell'italiano difficile da capire: apparentemente normali, ma ripetute all'infinito come a volerle far diventare vere, come se la scrittura fosse una formula magica. Vai avanti così, a guardarla, a correggere quello che scrive a fatica, ad ascoltarla.
Finché un giorno, quando non te l'aspetti, ti dice qualcosa che non avresti mai voluto sentire. La sorpresa, e l'ansia, sono tali che scapperesti dalla stanza, invece in qualche modo continui la conversazione. Non c'è pudore in lei, né ansia, né paura, né riservatezza. Solo lo sguardo un po' stupito perché tu le hai detto che c'è qualcosa di strano nel fatto che tante persone le regalino cellulari ogni settimana.
Così, con le colleghe, vi chiedete che fare: come muoversi, chi allertare? Le assistenti sociali già un'altra volta non sono state fatte entrare in casa, e dicono di non poter fare molto perché la mamma ha il permesso di soggiorno ma la bambina è in attesa di regolarizzazione (quindi il comune non può farsene carico). La psicologa che l'ha seguita per diagnosticare i problemi di apprendimento è una risorsa, ma bisognerebbe convincere la mamma a ritornarci. Una segnalazione direttamente alla Polizia? E se tu avessi capito male? E se i cellulari fossero tanti solo nella sua percezione? E se... E se...
E se tu facessi finta di niente? E se ti convincessi che non è affar tuo?
Infine si decide: seguiamo la strada “giusta”, quella istituzionale: relazione alla preside.
Passano un po' di giorni. Chissà quali giri segue una segnalazione di questo tipo... Assistenti sociali del comune? Questura? Tribunale dei minori?
Intanto tu continui a guardarla, ad aiutarla, a farla scrivere...
Finché una mattina, quando non te l'aspetti, ti trovi davanti due poliziotti. E ci parli e trovi prima di tutto due uomini, che ti fanno le domande giuste, ti ascoltano, ti guardano negli occhi. Che parlano del loro lavoro coi ragazzi stranieri sorridendo, che dicono “Verremo a scuola per vederla in mezzo agli altri, trovate una scusa con i bambini per la nostra presenza” e poi “Non facciamo mai operazioni di polizia con i ragazzini: noi lavoriamo parlando con loro, andando nei luoghi che frequentano... qualche volta li sgridiamo se combinano qualcosa ma poi ci scherziamo... devono abituarsi alla nostra presenza, solo allora sanno di potersi fidare”
E quando dici: “Io spero di sbagliarmi, spero tanto di sbagliarmi!” rispondono: “Meglio controllare per niente che fare finta di niente”
Allora, quando non te l'aspetti, capisci di aver fatto la cosa giusta.

Neve nel Quartiere


Nel mondo c'è la Città; nella città c'è la periferia; nella periferia c'è il Quartiere, nel Quartiere c'è la Gabbia.
Nel Quartiere ci sono la chiesa, un paio di negozi, un paio di bar, la circoscrizione, la “scuola elementare” e l' “asilo”. E vari campetti d'erba dove i ragazzi giocano a pallone. Il Quartiere è fatto da case popolari a pochi piani, da strade che spesso vanno contro la ferrovia, limite di uno dei lati, o si richiudono su se stesse, e anche qui i ragazzi giocano a pallone. L'altro limite è la strada che costeggia l'ospedale, con vista sulle camere mortuarie.
Ci vivono persone semplici, in genere buoni lavoratori (anche se non sempre in campi esattamente “regolari”), ma tendenzialmente “anarchici”. E spesso il Capitano, che qui è cresciuto, viene da noi amabilmente preso in giro per questa appartenenza.
L'aspetto che colpisce, prima di tutto, l'ignaro visitatore che si addentri nel Quartiere è la tipica interpretazione personale del codice della strada che viene qui applicata. Precedenza a chi è arrivato prima; passaggi pedonali deserti e attraversamenti selvaggi in qualsiasi altro luogo; corsia per gli autobus utilizzata senza ritegno; parcheggio tranquillo in mezzo alla strada per chiacchierare con l'amico e via dicendo.
Guidare nel Quartiere può essere ogni giorno una nuova esperienza.
Ma oggi di più.
Oggi c'era la neve. E c'era anche il trattore con la pala spalaneve davanti, arrivato qui dopo ormai 20 ore di nevicata ininterrotta.
Sono entrata nell'unica via di accesso possibile per arrivare alla Gabbia. Il trattore era già lì, stava manovrando per riuscire ad entrare in ognuna delle tre stradine laterali, naturalmente ingombre di auto parcheggiate. Ho aspettato qualche minuto, fino a quando è finalmente riuscito ad imboccare l'ultima, che so portare in un piccolo piazzale in cui poteva girarsi e sono ripartita velocemente, per sgombrargli il passaggio.
Ai lati della strada c'erano due signori sui settant'anni, che spalavano la neve. Appena passato il trattore, uno dei due ha mollato la pala ed è partito di corsa, con una palla di neve in mano, per andare a colpire l'altro, incurante di me che arrivavo. Per fortuna anni di slalom tra i bambini che entrano ed escono da scuola e tra le loro mamme che si fermano a chiacchierare mi hanno allenato occhi e piede, così mi sono fermata senza danno per nessuno.
L'anziano (?) signore mi ha guardato, ha aperto le braccia come a voler dire “Eh, ormai l'ho combinata!” e ha proseguito la corsa con la sua palla di neve in mano...
Sinceramente non ho visto se ha centrato il bersaglio, ma questo è il Quartiere...


lunedì, 15 marzo 2010

Virus


Werewolf ha passato la mattinata a cercare di debellare un virus inopportunamente entrato nel suo computer.
Appena possibile cercherà di guidare Luna a fare altrettanto con il suo portatile perchè il virus ha colpito anche là.
Non so...
Forse l'età ha il suo peso, ma mi pare di ricordare che in altri tempi i fidanzati si scambiassero virus di altro genere...
 
 
sabato, 20 marzo 2010

Social network

E' cominciato così, un po' per gioco, quando mi sono iscritta a Facebook.
Ho trovato un paio delle mie alunne di dieci anni fa, ci siamo scambiate qualche battuta ogni tanto, soprattutto relativa al fatto che, se c'ero anch'io su Facebook, i loro genitori avrebbero brontolato moooolto meno.
Poi pian piano se ne è aggiunto qualcuno, e qualcuno, e ora riesco a sapere molte cose di quasi tutti loro, anche di quelli che non sono ancora tra i miei “amici”. Ho visto le loro foto, leggo le loro bacheche, riesco a capire qualcosa dei loro studi o dei loro hobby.
Li ho visti crescere, entrare a scuola bimbi piccoli ed uscire ragazzini. Con loro ho mangiato, per loro ho letto libri, li ho sgridati, li ho coccolati.
Avevano 11 anni dieci anni fa. Sono la mia prima classe con computer incorporato. La classe con la quale ho imparato a costruire ipertesti, a chattare, a usare il computer in modo divertente.
Ed ora me li ritrovo tutti qui: il mio computer è diventato la mia vecchia cattedra.
Ciao ragazzi, bentornati nella mia vita!


martedì, 23 marzo 2010

Il mistero del bucato

 
In questa casa c'è qualcosa che non torna.
Domenica la cesta della biancheria era, finalmente, praticamente vuota.
Ho fatto partire due lavatrici ieri e due oggi ed ora la cesta della biancheria non solo è piena ma straripante di 20 centimetri buoni in altezza.
C'è qualcosa di molto strano ed inquietante in tutto ciò...


unedì, 05 aprile 2010

Famiglie

 
Ultime ore di questo lunedì di festa, e anche ultime ore di queste vacanze più lunghe del solito...
Ci volevano... anzi, a dir la verità a me non sono servite granchè: stanca ero e stanca sono ancora. Ma pazienza, la stanchezza prima o poi passerà...
Questa Pasqua invece, anche se non mi ha portato il riposo, mi ha lasciato dentro delle immagini: delle immagini di FAMIGLIA.
Famiglie a Messa, ieri mattina: quelle dei bambini che faranno presto la Prima Comunione: nessun obbligo per loro, solo un invito ai bambini, e invece erano in diversi, lì davanti all'altare, con fratellini e sorelline piccoli, con le mamme e i papà, con nel cuore u n fratellino che sta per nascere o un nonno che è appena morto; ognuno con la propria storia, non sempre facile, non sempre “normale” agli occhi del mondo, non tutti esattamente, silenziosi, non tutti esattamente composti, ma così come è normale che sia e soprattutto come da noi non si vedeva da anni; e poi le famiglie dei ragazzi che erano i “nostri ragazzi” qualche anno fa, che mi chiedevano”E il Capitano dov'è?”, anche loro con i loro bambini; e le famiglie con qualche anno in più, come la nostra, con qualche componente in meno (come Werewolf che era da Luna) e qualcuno in più (come Light-Blue al seguito di Fatina).
Famiglie a tavola, a pranzo, come la nostra dai Nonni: con il Nonno a capotavola e tutti gli altri attorno, con qualcuno che mangia in fretta e se ne va al lavoro (il Capitano), con le uova di cioccolato da scartare, con gli agnolini, l'agnello, il lesso...
Famiglie che si ritrovano con la magia di mezz'ora di auto (che non è così scontata dopo la convalescenza di sei mesi del Nonno): e io guardavo i Nonni chiacchierare con i loro fratelli e potevo sorridere.
E poi famiglia “di base” ieri sera, dopo che sono partiti anche Fatina e Light-Blue: il Capitano ed io, una coppia, perchè è da lì che parte sempre una famiglia.
Lo so che sono melensa, che sembro una banale pubblicità.
Ma le famiglie vere sono molto più fantasiose di quelle della pubblicità!

mercoledì, 07 aprile 2010

Quando la Gabbia si ripopola


E alla fine delle vacanze arriva il momento in cui tutti tornano a casa...
Fatina è tornata ieri pomeriggio, dopo che è stata da Light-Blue. E per far passare il magone si è rifugiata in un massacrante allenamento serale. Poi cenetta cinese leggera, con Blue come ospite (anche lui ha ripreso a frequentare la Gabbia assiduamente, ma il giorno della partenza definitiva si avvicina sempre più, e so già quanto mi mancherà...), e chat con Light-Blue.
Werewolf invece è tornato oggi, verso sera, da casa di Luna. Baci abbracci regali racconti cena informazioni sugli impegni dei prossimi giorni (il suo cellulare è "rovente" anche quando è lontano da casa).  Il viaggio è stato un po'  trafficato ma niente in confronto agli ultimi viaggi in treno... E adesso è in camera  sua, a colmare la nostalgia che gli sarà venuta lontano dal suo amato computer (sì... soprattutto perchè immagino che, mentre controlla la posta, in chat con lui ci sia  Luna).
Da domani tutto di nuovo normale: scuola lavoro allenamenti. Da domani la Gabbia è il solito posto.

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