Questa terra piatta come un mare
calmo...
Questa terra di umido, di acqua, di
zanzare, di nebbia, di afa...
Questa terra senza grilli per la testa,
tanto lavoro e poca fantasia...
Questa terra fino a qualche mese fa
aveva un unico pregio: era terra ferma.
Non abbiamo il mare- ci dicevamo -né
il clima della collina o le vette delle montagne, e nemmeno il
languore di laghi più grandi, ma abbiamo una terra sulla quale si
può contare: non si muove, non si spacca, non erutta; resta lì.
Ferma.
L'avevamo sentita tremare, alcune
volte, certo. Ma, come i cerchi nell'acqua quando butti un sasso, era
il riflesso di altre terre che tremavano: il Friuli, Parma,
l'Appennino... la NOSTRA terra, qui, era ferma.
Invece...
Invece le prime avvisaglie sono
arrivate a gennaio. E in fondo ci sembrava una prova che sì, il
terremoto arrivava, ma sempre da altrove, sempre lieve...
E poi è arrivato maggio. E le scosse.
Forti. Molto forti. Tante. E la paura.
E i bambini sotto i banchi a scuola. E
la signora che ha paura a stare a casa sua e s'intrufola tra nonni e
genitori che vengono a riprendersi i bambini nel giardino della
scuola, per fortuna così ampio, e rimane con noi fino a quando tutti
sono andati a casa. E la gente che riempie la piscina e si vede
benissimo che nessuno era pronto per andarci oggi. E il campetto
davanti a casa pieno di gente anche adesso, alle dieci e mezza di
sera, che chiacchiera, ride e scherza senza nessuna voglia di
spostarsi da lì. E le scuole chiuse domani. E un pezzo della tua
città crollato. Un pezzo importante, che si vede da lontano. E lo
sai bene che, con tutti quei morti e quei feriti qui attorno, pensare
ad un tetto di chiesa caduto è quasi blasfemo, ma sai anche che i
monumenti, i palazzi, le chiese sono l'identità di tutti i paesi di
questa terra: il “campanile” è il simbolo dei luoghi, in questa
pianura.
Questa terra ci ha traditi. O forse ce
l'avevano raccontata male.
Adesso terra, però, fermati un po'. E
questa notte lasciati dormire.