Werewolf è la negazione dell'organizzazione e dell'ordine: a partire dalla sua stanza, per arrivare agli appunti... E' un problema che ha sempre avuto: un po' grazie alla testa nelle nuvole e un po' grazie ad una sua “costituzione interna”.
Sono convinta che, nel suo pur difficile lavoro, che investe pesantemente i rapporti umani, egli ritenga comunque la parte più difficile e faticosa quella che concerne la compilazione di tabelle orarie, calcolo delle ore e invio delle stesse nei tempi stabiliti.
Tuttavia, per motivi di indiscutibile comodità e praticità (la sua sede di lavoro è nella scuola in cui ha sede la mia segreteria) ho deciso di affidare a lui il compito di trasmissione dei documenti e di collegamento “pratico” tra me e la scuola sia per la procedura dell'infortunio che per i documenti scolastici (registri, verifiche, ecc.). Mal che vada, mi sono detta, mi chiameranno e manderò il Capitano...
Invece...
Invece a quasi un mese dall'infortunio sto continuando ad affidargli, con sempre crescente tranquillità, ogni tipo di documenti (stamattina i registri con i voti...); non solo: mi arrivano dalla segreteria, tramite lui, i moduli da compilare: si ricorda subito di consegnarmeli e poi di restituirli il giorno dopo!
Se me l'avessero detto non ci avrei creduto... Adesso, invece, LO SO!
Quando la nonna I., negli ultimi anni della sua vita, ha iniziato a stare male, aveva talvolta bisogno di essere accudita fisicamente. Non avevo problemi a farlo, erano altre, a volte, le cose che mi pesavano. Eppure lei mi chiedeva scusa e mi ringraziava per ogni piccola cosa, tanto che a volte dovevo dirle di non farlo, perché se qualcuno sta male ha il diritto di essere accudito... Dentro di me, però, capivo la sua difficoltà ad essere toccata o aiutata in situazioni sgradevoli da una persona con la quale non aveva “confidenza fisica” ma con cui non c'era lo stesso distacco che può esserci con un estraneo; mi mettevo nei suoi panni e sapevo che avrei provato lo stesso disagio.
Ho sempre ringraziato il Signore per il dono della maternità, i miei figli sono le due gioie più grandi (e a volte anche le preoccupazioni più grandi...) della mia vita, ma fu in quel periodo che iniziai a ringraziarlo anche per avermi dato due figli diversi, per carattere, ma anche per sesso. Fu allora che iniziai a ringrazialo per avermi dato anche una figlia femmina.
Diverse volte, in questi giorni, ho pensato alla nonna I.. C'è solo una parte del mio corpo, in questo periodo, che non riesco a raggiungere per le normali operazioni di lavaggio: la punta del piede destro, quella che spunta dal gesso. Ed è Fatina ad occuparsene. Potrebbero farlo anche Werewolf o il Capitano, naturalmente, ma io sono contenta che ci sia lei: il contatto fisico è più spontaneo, più semplice, ed ogni cosa che lei fa per me è un abbraccio.
E se penso agli anni futuri ringrazio ancor di più il Signore di avere una figlia femmina.
Caro Capitano,
che vai al lavoro e quando sei a casa vai a fare la spesa, cucini, fai partire qualche lavatrice, porti Fatina agli allenamenti (cioè fai solo una parte delle cose che di solito faccio io) e nel frattempo cerchi di salvaguardare le tue flotte su OGame e i tuoi personaggi negli altri giochi on-line, che mi accompagni alle visite di controllo spingendo la sedia a rotelle come un badante moldavo (che non esiste, ma ci fa tanto ridere)... caro Capitano, stanotte ti ho sognato.
Era un sogno giovane e proletario: eravamo ragazzi e lavoravamo in fabbrica, mi dovevi insegnare a usare una macchina, ma non volevi farlo, volevi sostituirti a me... io mi arrabbiavo molto, chiedevo aiuto ad altri, ma nessuno voleva insegnarmi perchè temevano che tu facessi loro del male...
Io lo so che nei sogni funziona il transfer, che (più o meno) io ero te e tu eri me, anche se ci sono particolari che non mi sono ben chiari.
Insomma, lo so che sono mediamente insopportabile, ma porta pazienza: con chi vuoi che me la prenda? Con Fatina, che già è agitatissima di suo per tutti gli impegni di fine scuola e per la sua ansia perenne? Con Werewolf, che si fa scivolare tutto addosso e non ti dà soddisfazione e, se proprio lo sgridi, ti guarda con aria da cucciolo? Allora ci sei tu...
Dai, sopportami ancora un po'! Spero che manchi poco, e poi potrò ritornare ad occupare le mie posizioni abituali e tu le tue!
Ti voglio bene!
Per la terza volta, da quando insegno (cioè quasi trent'anni, tanto per rassicurare il ministro Brunetta e il ministro Gelmini) l'anno scolastico per me è finito qualche giorno prima delle vacanze di Pasqua.
Le occasioni precedenti erano, a dir la verità, un po' più gioiose (anche se solo a ripensarci ora, dato che all'epoca stavo decisamente peggio di oggi): erano, in entrambi i casi, i primi mesi di gravidanza, prima per Werewolf e poi per Fatina. Li ho trascorsi in ospedale, per buona parte, a tentare di contrastare gli effetti di un vomito gravidico che niente aveva di normale (e infatti mi hanno dovuto ricoverare in entrambi i casi...) ed è durato fino a dieci giorni dopo il parto. E il bello è che i ricoveri non erano finalizzati a far star meglio me, ma a proteggere i bambini, che in realtà stavano benissimo e sono nati pasciuti e cicciottelli (per fortuna!). Solo alcuni anni dopo, in modo del tutto casuale, ho saputo che, probabilmente, si trattava di una particolare forma di epatite benigna che si sviluppa, a determinate condizioni, in gravidanza.
Comunque stavolta la causa è un'altra ma gli effetti sono gli stessi. Stare a casa così, di botto, vuol dire una settimana di affanno se i registri non sono pronti: cioè se i risultati delle verifiche sono ancora in parte nell'agenda, le osservazioni sugli alunni sono parziali, la programmazione, invece di essere bella agganciata e ordinata, è sparsa tra i vari libri che usi tutti i giorni. E allora, anche se non stai troppo bene, è tutto un frugare nella borsa di scuola alla ricerca di qualcosa che sai di avere fatto, ma non sai bene dov'è.
A parte questo, poi salti i colloqui con i genitori, gli scrutini, la consegna delle schede di valutazione, lo spettacolo di fine anno, a volte la gita. Per alcuni di questi motivi sei felice, per altri sei un po' triste, ma in realtà non c'è molto da fare.
Chi sta a casa solo se sta male davvero non ha scelta.
Amo la tecnologia... amo le macchine in generale, ma la tecnologia ha il primo posto nella mia personale scala di gradimento.
Computer, cellulare, mp3, fotocamera, videocamera, ebook... quello che non ho ha un solo difetto: costa troppo...
Non che rincorra gli ultimi modelli, sia ben chiaro. Semplicemente mi piace scrutare il mondo attraverso bit e pixel. E' uno sfizio, un divertimento, a volte un valore aggiunto anche nel lavoro.
Però...
Però in questo mese e mezzo le cose sono cambiate.
Non solo, più, divertimento; non solo qualcosa in più a scuola.
La tecnologia è diventata ancora di salvezza, ponte non interrotto tra me e il mondo, strumento che rende un po' più semplice un momento complicato.
E così, nel primo periodo in cui era difficile anche aprire il portatile, la connessione a internet col cellulare mi ha permesso almeno di leggere le mail e i messaggi su faccialibro, e anche di rispondere: il cellulare è piccolo, ci si riesce comodamente anche stando sdraiati...
I documenti, i materiali urgenti da spedire alle colleghe, o quelli che era necessario che io vedessi: via agli allegati di posta elettronica e non ho dovuto far correre nessuno tra casa e scuola.
Ma soprattutto lui: quello che è stato davvero il mio compagno inseparabile, giorno e notte, che mi ha permesso di isolarmi un po' dal dolore fisico, che mi ha accompagnato nelle prime notti insonni, che ha sostituito montagne instabili sul comodino e commissioni da assegnare per che si recava in libreria... lui: l'ebook reader.
Leggero leggero, molto meno di un libro. Bello da leggere, facile per gli occhi, senza tutto lo sfarfallamento dello schermo del pc, e con l'opzione per ingrandire i caratteri a piacimento. Pronto per accogliere i classici, o una raccolta di autori di fine ottocento, che mi piacciono tanto (e basta andare nel progetto Manuzio per trovare una biblioteca gratuita ed immensa), o le ultime novità editoriali (e i negozi on-line si sprecano). Tutto lì, nello spazio che occupa un tascabile, senza ansie di spazio in una casa dove ormai i libri sono ovunque...
E poi oggi, l'ultima piccola soddisfazione: ormai capace di stare al computer per un lasso di tempo dignitoso, una chiamata in chat:
“Ciao Maestra” era una delle bambine della classe in cui insegno per meno ore, una quarta in cui faccio anche informatica. Ha voluto sapere come stavo, qualche curiosità sugli aspetti pratici della mia vita in questo periodo (“ma come fai a cucinare?”), qualche notizia dello spettacolo scolastico dei giorni scorsi, e poi: “Maestra, ti voglio bene!” “Prego tutte le sere per te, sai?”
Chi lo dice che i computer sono freddi? Basta non dimenticarsi che dietro ci sono sempre le persone!
Grazie tecnologia! Stai rendendo un po' più semplice questo periodo complicato.
BUON
COMPLEANNO
LUNA!
Caro papà, ti ricordi? Io ero una ragazzina di dodici, tredici anni, e tu un bellissimo papà, alto, magro e aitante, appena brizzolato. Ti ricordi? Correvamo sulla spiaggia di Cervia, io e te, la mattina, quando eravamo in vacanza. Non ho mai amato lo sport, e infatti faticavo a tenere il tuo passo per un po', tu avevi le gambe lunghe e instancabili, allora... ma mi piaceva correre con te, sulla spiaggia.
Ti ricordi, papà, quando andavamo al porto a piedi, a vedere il pesce? Io non amavo alzarmi presto, ma qualche volta sono venuta ugualmente con te... mi è sempre piaciuto camminare al tuo fianco.
Ieri mattina tu eri qui, a casa mia. A casa tua troppo trambusto, in mezzo al trasloco: sei stato qui con me, con noi, finchè la situazione si è tranquillizzata. Del resto, anch'io non potevo esserci ad aiutare la Nonna e la Zietta.
Io e te non ci vedevamo da un mese e mezzo, da quando il mio tendine ha deciso di spezzarsi. Abbiamo chiacchierato tanto, dovevamo raccontarci tante cose.
Poi, durante una pausa, ho visto noi due come se guardassi da fuori: quattro stampelle e una sedia a rotelle... organizzazione dello spazio per poterci sedere a tavola...
Un po' faceva ridere e un po' era triste... Certo, è una situazione temporanea, ma correre in riva al mare insieme non so se ce la faremo ancora...
Però almeno, quando andiamo a Cervia, due passi sulla battigia ce li facciamo?
Ieri i Nonni hanno traslocato: in una casa più piccola ma più confortevole, e soprattutto da un secondo piano senza ascensore ad un piano terra.
Sono stati quarantuno anni in quella casa: ci sono arrivati che erano ancora quasi giovani, con due bambine abbastanza piccole (allora io avevo otto anni, la zietta quattro), ci hanno passato una vita... momenti belli e momenti tristi... periodi felici e periodi difficili...
Le figlie che crescono, si diplomano, se ne vanno in una casa loro; i nipotini che nascono, e poi crescono anche loro, e arrivano con i morosi; le malattie, i ricoveri in ospedale, i ritorni a casa, le riprese; i lutti; le fatiche quotidiane; le piccole gioie, le piccole delusioni; il lavoro, la pensione... Insomma, la vita.
E adesso, la casa che sentivi tua, diventata alla fine quasi nemica: troppo faticosa da vivere quotidianamente, troppo poco sicura, troppo grande, troppo in alto... troppo.
E così si riparte. Evviva i nonni! Un brindisi alla nuova casa!
Ebbene, il giorno doveva arrivare ed è arrivato.
Sei settimane di gesso, detto così, quando le hai davanti, sembrano eterne... Invece, prima o poi, arriva il momento in cui finiscono.
Sono andata dall'ortopedico, che mi ha tolto il gambaletto rigido, mi ha girato la caviglia, palpato il polpaccio, spinto l'avampiede e poi ha detto: va bene, appoggi pure, carico progressivo – mi raccomando senza esagerare – per ora con le due stampelle, tacco da cinque centimetri, e un po' di fisioterapia.
Così ho potuto definitivamente abbandonare la sedia a rotelle che mi ha accolto per un mese e mezzo e, complice anche il tacco cinque, che io non portavo nemmeno prima di farmi male, ho ripreso a vedere il mondo con una visuale “adulta” ed ho finalmente capito quale forza dirompente abbia spinto l'uomo primitivo a trasformarsi da quadrupede in bipede, e quale energia spinga ancor oggi i cuccioli d'uomo ad abbandonare il rassicurante gattonamento per la più insicura, ma decisamente più accattivante, stazione eretta!
Quando, un po' di anni fa, il Capitano decise di regalarmi la rete wireless per connettermi con il portatile senza dover tirare cavi di rete in giro per la casa (e fu davvero un bellissimo regalo!), chiamo una coppia di amici informatici che, per lavoro, si occupano di reti aziendali.
Chiese una rete supersicura in cui non potesse entrare “nessuno tranne lei” (che poi sarei io, o meglio la scheda pcmci da inserire nel mio computer...). Forse sarebbe bastata una password, o al limite due per fare in modo che nessuno potesse utilizzare la nostra rete per fare i comodi suoi... In fondo non è che noi abbiamo segreti aziendali da tenere nascosti...
Gli amici informatici invece lo presero sul serio. Tanto sul serio che, a tutt'oggi, nessuno tranne la mia scheda, è riuscito ad entrare nella rete nonostante i parametri, la password, la passphrase, l'abilitazione di tutte le più strane modalità possibili abilitate sugli altri computer....
Non il mio computer nuovo con la sua capacità di connettersi direttamente senza bisogno di schede (e infatti per connettermi devo sempre usare la vecchia schedina, che tra l'altro mi consente di accedere solo a questa rete wireless e non a altre...).
Non la psp di Luna quando è venuta qui, che invece si è connessa agevolmente a Vienna e a Parigi.
Non il portatile di Light-Blue, che magari gli farebbe comodo connettere quando viene qui, anche solo per leggere la posta.
Non il portatile di Blue, che provò a connettersi quando aveva ormai dismesso la sua adsl poco prima di partire per l'Islanda.
Non la wii, per giocare con gli amici o gli zietti.
Non il ds di Werewolf e nemmeno il suo nuovo portatile.
Niente.
Fino a stasera il Capitano ha ignorato il problema, sostenendo che si poteva entrare solo se lui ti abilitava (nonostante in questo modo apparisse che, evidentemente, era lui che non voleva abilitare nulla e nessuno...).
Stasera, dopo aver tentato di inserire i dati nel portatile di Werewolf, dopo averlo abilitato, dopo aver tentato di incolpare il software di Werewolf (!) appare invece leggermente titubante nella sua sicurezza, e finalmente ha ammesso, in via del tutto ipotetica, la possibilità di rivedere i parametri di sicurezza della rete...
Prima o poi, tutte le certezze si scalfiscono, in fondo! Basta avere pazienza...
La nonna G, la mia mamma, è, in alcune occasioni, una vera forza della natura: quando si tratta di pulire, spostare, lavare, riassettare non c'è verso di fermarla.
E' un panzer, un caterpillar... non si arresta fino a quando tutto non è esattamente come deve essere, cioè come lei decide che sia. Del resto, è l'unica persona che io conosca che due giorni dopo il trasloco non aveva più scatoloni in giro per la casa...
A volte la invidio e, allo stesso tempo, a volte mi indispettisce: sono altre le priorità, mi dico, che non siano la casa perfettamente pulita ed in ordine. E' il mio mantra, la mia ancora di salvezza nei periodi di superlavoro in cui riesco a malapena a pulire il bagno al sabato...
Ma evidentemente, che sia per causa genetica, che sia per causa ambientale, buon sangue non mente e ogni tanto anche a me prende la foga di fare tutto e finire in fretta: insomma, ogni tanto mi ricordo di essere la figlia di Wonder Woman.
Così oggi pomeriggio, quando è venuta la fisioterapista per gli esercizi, ero in uno stato pietoso dato che stamattina, con la signora che viene ad aiutarmi per le pulizie in questo periodo, abbiamo finito di pulire a fondo la cucina: il tendine dolorante, la gamba gonfia, la cicatrice pulsante, le forze azzerate nonostante avessi dormito un'ora prima del suo arrivo.
Mi ha sgridato, mi ha fatto promettere di non farlo più.
Ho promesso.
Spero di riuscire a mantenere la parola, ma non ne sono sicura: perchè lo so che la figlia di Wonder Woman è sempre in agguato!
Lei ha, giorno più giorno meno, la stessa età di Fatina: quando andavano alle elementari festeggiavano il compleanno insieme.
Lei ha una famiglia normale: gente tranquilla, attenta ai propri figli.
Lei, quando era piccola, veniva talvolta a giocare qui con Fatina, e Fatina andava a casa sua: Barbie, computer, musica, palla...
Ieri, alla mia prima uscita per svago dopo l'incidente, io ed il Capitano l'abbiamo incontrata: con suo fratello al fianco e la mamma ed il papà dietro, sorridenti: era abbastanza smagrita e aveva l'aria un po' stanca.
Spingeva una carrozzina, e dentro c'era il suo bambino: un cuccioletto morettino come lei, nato da due settimane. Ci siamo avvicinati, le abbiamo fatto i complimenti e li abbiamo fatti anche ai neo-nonni. Hanno sorriso, loro, ed ha sorriso anche Lei.
Non c'è un papà in questa storia. O meglio, evidentemente c'è. Ma Lei non ha voluto dire a nessuno chi è. Chissà, forse lui non voleva il bambino, o forse aveva altri impegni, o altri progetti...
In ogni caso Lei ha scelto di tenere il proprio bambino così, da sola, senza mai tentennare nella scelta.
E' una ragazzina, è ancora minorenne, è ancora sotto tutela dei genitori lei stessa. Ma ha scelto che il suo bambino vivesse, ha scelto di parlare con la sua famiglia, ha scelto, coraggiosamente, la vita. Brava Lei! Ottima scelta. E tanti, tanti auguri
Lui ha la stessa età di Werewolf, 23 anni.
Lui è uno dei cugini del Belgio.
Lui è un ragazzo carino e simpatico, tanto da far dire a Fatina, un po' di tempo fa: - Peccato sia un cugino!
Lui lavora in ospedale, in un laboratorio di ricerca sui tumori.
Lui, una decina di anni fa, ha rischiato di perdere la mamma per un tumore al seno, e probabilmente ha scelto questo lavoro per quel motivo.
Lui non è laureato: finita la scuola superiore ha fatto un corso di specializzazione di due anni e subito dopo ha iniziato a lavorare.
Lui non è un genio, ne' un nerd, ne' un tipo strano: va in vacanza con la ragazza, va alle partite dello Standard, va in giro con gli amici.
Lui si è potuto comprare l'auto da solo e tra un po', se vorrà, potrà andare a vivere per conto suo.
Lui è europeo, come Werewolf e Fatina, ma sembra figlio di un'altra Europa...
Fatina, che da quando ha l'uso della parola è una incredibile “produttrice” di gaffes, anche questa volta non ci ha deluso...
Pista di pattinaggio in estate: i gruppi non sono così “chiusi” come durante gli allenamenti invernali, così capita che pattinino contemporaneamente grandi e piccoli, per limitare i costi della pista; pausa per bere: anche il sole delle sei del pomeriggio è caldo. L'allenatrice, circondata di piccolini, beve e chiacchiera con Fatina, che a sua volta è andata a dissetarsi.
- Fatina, sei quasi maggiorenne vero? Non ti piacerebbe fare il corso da allenatrice, così potresti aiutarmi con i piccoli...
- No, no, assolutamente no..
- Ma perché?
Me li vedo gli occhioni spalancati dei piccolini, che ascoltano i discorsi dei grandi... gli sguardi che si girano verso Fatina...
- No no, guarda... IO I BAMBINI LI ODIO!!!!
martedì, 05 luglio 2011
Una società sportiva è fatta da atleti e allenatori, è chiaro: li vedi sempre sono lì, in allenamento... in gara...
Ma è fatta anche da chi si occupa della parte più noiosa, quella amministrativa. Certo meno evidente, non meno importante.
Gianni raccoglieva le quote, manteneva i contatti con la federazione, si occupava di dove fare gli allenamenti, prenotava le visite alla medicina sportiva e andava a ritirare i referti, preparava i cartellini, iscriveva le atlete alle gare, preparava gli elenchi... non c'era allenamento in cui tu non lo vedessi comparire, all'inizio o alla fine.
Poi, improvvisamente, un anno fa, la malattia.
Gianni stamattina era in una bara di legno, con indosso la divisa della sua società, quella di pattinaggio di Fatina.
E non ci sono altre parole se non queste: grazie di tutto, Gianni.
Tre mesi fa ero, incredula, a letto con il gesso alla gamba. Non sapevo bene a cosa sarei andata incontro, sapevo solo che sarebbe stato un lungo percorso...
Il giorno dopo l'ortopedico avrebbe risposto, ad una mia precisa domanda: “In media servono tre mesi dall'intervento per poter tornare a camminare normalmente. Per lei potrebbe volerci un po' di più... o magari anche un po' di meno...”
A distanza di tre mesi dall'incidente (e non dall'intervento) posso finalmente dire di essere assolutamente nella media.
Pian piano, senza che me ne accorgessi, è ritornata la vita di tutti i giorni. Come un anno fa, stasera sono qui tutti i ragazzi, e ci sono letti cambiati e da cambiare, valigie disfatte e da fare.
Domani una parte di noi partirà per il mare...
Unico segno evidente dell'infortunio di tre mesi fa: quest'anno niente vacanza all'estero... troppo faticoso, ancora, camminare per giorni nelle capitali d'Europa.
Forse, se il Capitano avesse avuto le ferie ad agosto, non ci saremmo accorti nemmeno di quello...
Atreyu e Bastian de “La Storia Infinita”; Maverick di “Top Gun”, Fievel, Piedino, Peter Pan, Bambi, Simba de “Il re leone”, Guybrush Threepwood di “Monkey Island”, Marty di “Ritorno al Futuro” e sicuramente tanto altri che io non so o non ricordo...
Che fossero libri, film o videogiochi, Werewolf ha sempre amato le storie ed ha passato la sua infanzia ad immedesimarsi ora con uno ora con l'altro dei suoi personaggi preferiti: in ognuno di essi ritrovava un pezzetto di sé, e ciò bastava a far scattare il meccanismo. Volava sul Fortunadrago o sull'F-14... si spostava sulla DeLorean... mangiava foglie-stella... sbarcava in America... ma soprattutto era triste con Bambi e Simba, era un eroe con Maverick, era libero con Peter Pan...
Poteva Harry Potter mancare in questo elenco? Proprio Harry, così somigliante a Werewolf: basso di statura con gli occhiali che si rompono spesso, ma di cui non si può fare a meno, con il ciuffetto nero sulla fronte e i capelli arruffati, incapace di tollerare i soprusi e con un grande cuore... Poteva mancare proprio Harry, che è cresciuto pian piano con Werewolf?
Certo che no. I suoi libri lo hanno accompagnato mentre cresceva, aspettando sempre l'episodio nuovo, tanto da doverli acquistare in inglese per leggerli prima. I film hanno, per un po', riempito le attese e poi colmato il vuoto rimasto quando si sapeva già “come andava a finire”. Ora è uscita anche l'ultima parte dell'ultimo film. L'abbiamo visto, al cinema, stasera.
La storia si è conclusa: Harry è cresciuto, non è più un ragazzo, anche se magari avrebbe voluto rimanere più giovane per un po'. Non c'è più nulla da aspettare.
E anche Werewolf è cresciuto. Come Harry, è diventato un uomo.
p.s.: il libro e il film in realtà si concludono con un “19 anni dopo”: a quello non ci siamo ancora arrivati... c'è tempo.
Giornata grigia oggi. Pioviggina, niente piscina.
A metà pomeriggio arrivano, non preannunciate, tre amiche di Fatina, in visita, due sono sorelle, figlie di amici di famiglia. Strana la cosa: normalmente telefonano, o si vedono direttamente in piscina.
Chiacchierano per un po', si aggiornano sui risultati dell'anno scolastico, ridono, si raccontano...
Poi, all'improvviso, una si fa avanti: - E tuo fratello, Fatina?
- E' in Toscana, dalla sua morosa.-
Cala il gelo, ed il silenzio.
Dura poco, e pian piano il cicaleccio di quattro ragazze che chiacchierano insieme assorbe l'imbarazzo.
Fatina non si rende conto di niente, il Capitano ed io, nell'altra stanza, sorridiamo; ecco il vero motivo della visita a sorpresa: avere notizie su Werewolf!
p.s.: care ragazze, anche se Werewolf non fosse stato impegnato credo proprio che vi sarebbe andata male: il vostro papà è per lui un mostro sacro, uno dei suoi “maestri”, una di quelle persone a cui lui si ispira nella vita; e visto anche il sangue meridionale che scorre nelle vene sia di Werewolf che del vostro papà, mai e poi mai egli oserebbe guardare una di voi due in modo più che fraterno :-)
In auto, conversazione tra Fatina e LightBlue:
F. - Sta per uscire un bel film, mi piacerebbe andare a vederlo... E' la storia di una ragazza che...
(e qui segue la descrizione della trama, che io sinceramente non riesco a ripetere perché ero un po' distratta... semplicemente, l'impressione che ho avuto è che fosse un tipo di film piuttosto melenso per gli standard di Fatina)
L. B. - Mah, non so... non mi ispira tanto...
F. - Ma guarda che è un bel film! Poi lei va in giro con una pistola e uccide un sacco di gente!
(Ah, ecco! Mi pareva strano... Certo che bisogna porsi delle domande su cosa voglia dire “bel film” per Fatina... quasi quasi le faccio vedere Pulp Fiction!)
AUGURI!
BUON COMPLEANNO
LIGHT BLUE!