giovedì 5 gennaio 2012

Dal vecchio blog... (da agosto a dicembre 2011)

lunedì, 12 settembre 2011

Primo giorno di scuola

Si ritorna a scuola...
Quest'anno ritorno in prima, con i piccolini. Un po' d'ansia mi accompagna, come sempre il primo giorno, fin dai tempi in cui ero io ad andare a scuola con la cartella sulle spalle.
Quanti primi giorni di scuola ho vissuto nella mia vita? Ormai è difficile contarli tutti, e anche abbastanza inutile. Così mi concentro sui particolari: sui visi, sulle voci dei bambini di un po' di tempo fa...
L'episodio più divertente? Decisamente una bambina (ora ormai una ragazza...)che entra con la mamma, si sceglie un posto vicino alla cattedra mentre aspetta che arrivino tutti, e gira il banco di sbieco, in modo da vedere gli altri compagni. La mamma le sussurra: - Gira il banco: le maestre sono dall'altra parte- . Lei alza lo sguardo, osserva me e la collega, raddrizza il banco, poi si alza, prende lo zaino e, tutta compunta, si va a sedere... nell'ultimo banco in fondo! Mi sfugge un sorriso: l'episodio fu predittivo della carriera scolastica dell'alunna...
Solo che ora sono qui. E' quasi l'ora, la bidella chiede se può suonare la campanella: oggi l'orario per le prime è leggermente modificato, per poter accogliere meglio bambini e genitori.
Ecco... stanno entrando... l'ansia pian piano si placa: si comincia!
Un breve saluto ai genitori, qualche lacrima da asciugare, un po' di presentazioni, un gioco... e poi un po' di conversazione, per iniziare a conoscerli.

- Vedrete che alcune cose sono come quando eravate alla scuola dell'infanzia...
- Maestra! Ma io non sono andata alla scuola dell'infanzia!
-
Ma come no? Ho parlato con le tue maestre dell'anno scorso!
- Ma quelle non erano le maestre della scuola dell'infanzia, erano le maestre dell'ASILO!”
- Ma cosa volete imparare qui a scuola?
- A leggere!
- A contare!
- A scrivere!
E'  vero, impareremo tutte queste cose. Cosa vorreste scrivere?
- Io voglio scrivere AUTOSTRADA e TRENO.
-
Bene, e CAMION no?
- Sì, anche il camion va bene!
-
E tu cosa vorresti scrivere?
- Io SIRENA... e anche FATA.
-
Bene, e STREGA?
- No, strega non lo voglio scrivere, non lo voglio neanche imparare!
- Maestra, ma quando abbiamo finito di imparare a leggere, ci fai uscire in giardino a giocare?
-
Sarò molto buona: vi farò uscire anche se non abbiamo nemmeno iniziato ad imparare a leggere.
- Sei proprio buona, maestra!

Sotto il sole padano

 Sotto il sole padano abbiamo nuotato in piscina, siamo andati in barca sul lago, siamo usciti a cena, abbiamo fatto una gita in montagna, ho fatto la conserva con i pomodori dell'orto di Luna, abbiamo riso cucinato mangiato scherzato, ho ricominciato a guidare e ad andare in bicicletta, ho ricominciato ad occuparmi da sola della casa, ho letto un numero non meglio precisato di libri tanto da aver riempito la memoria dell'e-book e da aver dovuto comprare una scheda di memoria aggiuntiva, ci siamo indignati per la manovra mutaforme del governo, il Capitano si è arrabbiato più spesso del solito per svariati motivi, abbiamo accolto Luna con gioia quando è arrivata e l'abbiamo salutata con tristezza qualche giorno fa quando Werewolf l'ha riaccompagnata a casa.
Poi ci sono stati i giorni magici e stancanti del Festivaletteratura.
E poi, come al solito, è ora di tornare a scuola.
Il sole padano è ancora alto, caldo e splendente, e stamattina in aula si scoppiava dal caldo! 



giovedì, 22 settembre 2011

Bambini colorati

 
La mia classe, quest'anno, è formata da molti bambini di molti colori diversi: vengono dall'Asia, dall'America, dall'Africa, e naturalmente dall'Europa. Ed è per questo che quando ho fatto disegnare loro il proprio autoritratto non mi hanno stupito i colori poco realistici utilizzati: ognuno si vede più chiaro o più scuro o più sfumato secondo quello che è il suo termine di paragone (di solito il compagno preferito).
Tuttavia, ad un certo punto, ho visto qualcosa che non potevo lasciar passare senza commentare: è pur vero che il colore della pelle di questo bambino non ha nessun uguale in questa classe, ma disegnarsi così mi pare troppo!

- Ma perché ti sei colorato così? Questo non sei tu...
- Io oggi sono così!
- Mah... ti sto guardando ma non mi pare... spiegami meglio...
- Io oggi sono così. Tu mi hai sgridato perché ho fatto arrabbiare, io allora mi sono fatto così: con la faccia VERDE!

Krav Maga

 Il Krav Maga è una tecnica di combattimento usata soprattutto dall'esercito israeliano, è nata nella prima metà del 1900 ed è stata creata da un ex atleta ebreo che aveva necessità di difendersi, nella Germania di quel periodo... Se vi interessa saperne di più basta cercare con Google. Se vi interessa vedere com'è basta cercare su YouTube...
Per quel che riguarda gli abitanti della Gabbia, il Krav Maga è il sogno di Fatina, che fin da piccola giocava (poco) con le Barbie ma voleva diventare come Lara Croft, che non temeva nulla e nessuno; ed è il mito di Werewolf, che ama le armi in quanto oggetti ma apprezza il corpo umano come arma potentissima.
Ieri sera è iniziato, in una palestra qui vicino, un corso di Krav Maga.
Werewolf e Fatina sono partiti insieme, per provare, e sono tornati due ore dopo. Sudati, un po' pesti e felici. Sorridevano, raccontavano e... continuavano a menarsi, un po' per davvero e un po' per finta, come facevano quando erano piccoli.
Inutile dire che il Krav Maga è stato inserito a pieno titolo, sia da Werewolf che da Fatina, nelle attività sportive di quest'anno.


domenica, 25 settembre 2011

A panzainzu...

Guardando le immagini sul libro di lettura.
- In che posizione è il personaggio del nostro libro? Chi me lo sa dire?... Sì, dimmi tu!
- A panzainzu.
- Mmmm... ripeti lentamente che non ho capito bene
- A panzainzu.
- Ripeti dopo di me: PANCIA IN GIU'
- PANZAINZU
- PANCIA IN SU
- PANZAINZU.
- ... va bene... esci dal banco e mostrami la posizione del personaggio...


lunedì, 17 ottobre 2011

Cronaca di una domenica in viaggio con dodici fanciulle in fiore

ore 6.10: partenza da casa

ore 6.20: ritrovo con il resto del gruppo al casello dell'autostrada, sistemazione in autobus delle borse con i pattini, dei costumi da gara, degli accessori, dei trucchi, delle atlete, dell'allenatrice, del seguito
- uno degli autisti, piuttosto giovane, sembra frastornato e divertito dalla presenza di tutta quella gioventù femminile
ore 6.35: partenza per Corno di Rosazzo, in Friuli, a pochi chilometri dal confine sloveno
- alternanza di momenti di silenzio e scoppi di risa, di palpebre sonnecchianti e chiacchiere in caduta libera; l'autista giovane è fortunatamente molto preso dalla guida
ore 8.40: sosta in autogrill: rifornimento di dolcetti, caffè, bevande, caramelle; puntata al bagno
ore 9.15: ri-partenza con cambio di autista
- i momenti di risa, chiacchiere, scherzi diventano preponderanti; inizia ad avvertirsi un leggero stato di preoccupazione organizzativa pre-gara: ruote da cambiare, documenti da portare in segreteria, collocazione negli spogliatoi da verificare...
- la mamma-capo approfitta della forzata attenzione che le deriva dal luogo ristretto e fornisce informazioni dettagliate su tutte le attività future già calendarizzate (si presume che nessuna delle atlete le abbia veramente ascoltate, ma non si sa mai...)
- l'autista giovane, liberato dal fardello della guida, sembra molto incuriosito dal movimento e inizia ad azzardare domande, tanto per fare conversazione... purtroppo nei primi posti siedono solo genitori
ore 10.10: arrivo
- caos totale dovuto all'iniziale spaesamento in un luogo sconosciuto, superato presto grazie alla capacità di orientamento di chi sa che per forza ci devono essere una pista, degli spogliatoi ed un tavolo che funge da segreteria
- separazione delle atlete dal resto del gruppo, che da ora in poi verrà chiamato impropriamente “i genitori” (impropriamente in quanto composto dai genitori e da Light-Blue)
- le atlete si recano negli spogliatoi, individuano il luogo a loro dedicato, cambiano le ruote, si cambiano indossando la divisa e iniziano a fare riscaldamento all'aperto, a circa 8° di temperatura
- i genitori cercano l'ingresso della pista, non credono ai loro occhi quando vedono l'esiguità dello spazio dedicato al pubblico, commentano negativamente, si rassegano, infine prendono possesso di pressochè tutta la zona sinistra della tensostruttura
ore 10.52 – 11.03: provapista ufficiale: le atlete pattinano, i genitori guardano, alcuni vedono l'esibizione per la prima volta, altri assicurano che “con i costumi però fa un altro effetto” dimostrando così di avere ben compreso il concetto di “gruppo show”, l'allenatrice suda freddo
11.04 – 12.00: tempo “libero”
- le atlete si ri-cambiano indossando la tuta e vengono risucchiate non si sa bene dove né da cosa
- i genitori più fedeli restano ad osservare i provapista degli altri gruppi tanto per capire quali possano essere gli avversari più temibili e, nel contempo, restano a presidiare i posti occupati per evitare di non ritrovarne di liberi più tardi; i genitori più freddolosi vanno al bar a bere un caffè
ore 12: inizio organizzazione del pranzo
- i genitori si allontanano a malincuore dalle postazioni conquistate in mattinata, solo dopo aver marcato il territorio con borse, sciarpe, scialli; quindi si appropriano dei tavoli che man mano si liberano sotto il tendone, commentano il freddo di metà ottobre in quel luogo assolato e ventoso in vista delle montagne del Carso, vanno a mettersi in coda alla distribuzione dei pasti, vanno a recuperare atlete ed allenatrice, portano avanti e indietro i vassoi con i pasti
- le atlete si siedono e mangiano; hanno ancora fame, ri – mangiano (anoressia? fate sport sul serio e vedrete che passa...)
- i genitori più veloci ritornano alle postazioni conquistate nell'ala sinistra e, in attesa di chi si attarda a tavola, le difendono strenuamente dagli attacchi di altri branchi genitoriali in arrivo dai territori limitrofi
ore 13.30: inizio della gara
- i genitori guardano, commentano e poco più
- le atlete spariscono alla vista: di loro si hanno notizie frammentarie e sporadiche solo grazie a qualche sms che chiama la mamma di turno per un intervento urgente: capelli da raccogliere, scuciture nel costume, ecc.
- l'allenatrice inizia l'opera di camuffamento delle dodici: una regina di cuori, due ricci, nove carte da gioco per un totale di dodici visi ricoperti da fondotinta o cerone, due sopracciglia mascherate dalla cera, due nasi trasformati in musetti di riccio, quattro cuori e cinque picche disegnati sulle guance e contornati di brillantini, due occhi truccati paurosamente da regina di cuori, diciotto occhi truccati e completati dall'applicazione di ciglia finte, cinque bocche con rossetto nero e quattro con rossetto rosso; si verrà a a sapere in seguito che questa operazione ha messo seriamente a repentaglio la sua salute mentale
ore 15.30: si fa palpabile l'attesa
- le atlete ricompaiono, nella zona loro riservata;
- tra i genitori sale la tensione: si registrano discussioni tra mamme estremiste relativamente alle esibizioni degli altri gruppi, ai loro costumi, alle scelte dell'allenatrice in fatti di ruote, ecc.
ore 16.10: ancora un gruppo prima del nostro...
ore 16.20: parte la musica: l'esibizione si apre con un sollevamento (nessuno l'aveva mai fatto prima: come la vedranno i giudici?), la regina in trono, le carte che marciano, le trombe che squillano... poi entrano i ricci, la regina scende, inizia a dare ordini: di qua, di là... le carte eseguono, i ricci sbeffeggiano... un applauso, un altro, un boato alla fine! Certo, siamo stati noi ad iniziare, ma noi da soli non facciamo una confusione simile... l'allenatrice saltella e sorride, che sia andata bene?
Ore 16.26: “Giuria, punteggio”... un attimo in sospeso, con il cuore in gola... e vediamo e sentiamo: tutti sopra il sette: nessuno degli altri gruppi, fino ad ora, ha avuto questo risultato
- le atlete saltano e si abbracciano, corrono dall'allenatrice, che ha un sorriso che illumina tutta la pista
- i genitori urlano e strepitano, applaudono, incitano... i genitori degli “altri” sorridono, un po' divertiti e un po' amari, e alla fine applaudono
mancano altri quattro gruppi, ma chi ce la fa a restare dentro a prendere i punteggi? Dobbiamo correre ad abbracciare le nostre ragazze! E intanto un orecchio resta teso all'interno... nessuno sopra il sette per ora... nessuno sopra il sette fino alla fine... Sììììììì!
Ce l'hanno fatta! Hanno vinto! Loro dodici, la loro mitica allenatrice e un po', ma solo un po', anche tutti noi: che le portiamo agli allenamenti, le confortiamo, le aiutiamo a studiare quando hanno poco tempo, paghiamo i costumi, ci improvvisiamo costumisti e attrezzisti e oggi anche fotografi e cineoperatori.
La gara continua con le altre categorie, ma loro ormai ce l'hanno fatta!
ore 18.30: iniziano le premiazioni, c'è ormai un freddo terribile, le porte sono tutte spalancate perché all'interno non c'è più posto per tutti: c'è troppa gente; i personaggi pubblici che devono parlare cercano di essere veloci, ma non è proprio il loro forte... una categoria, l'altra, un'altra... e finalmente loro: “Al primo posto...” le nostre ragazze! Il vicesindaco consegna loro la coppa. Le ragazze vorrebbero passarla alla regina, che è indiscutibilmente la leader del gruppo, ma lei ha già lo scettro, così la passa alle carte, e la coppa, finalmente, si alza!
ore 19.30: in ritardo di un'ora e mezza ritorniamo all'autobus; gli autisti ci “perdonano” perché le ragazze hanno vinto; borse, abiti e tutto il resto sono sistemati con un po' meno attenzione rispetto a questa mattina; l'autista giovane sorride, scherza, ora c'è di nuovo l'altro alla guida. In autobus si sta bene, finalmente al caldo dopo tutto il freddo della giornata: è il momento delle telefonate, degli sms... il presidente risponde preoccupato: facendo i complimenti chiede se questa vittoria significhi una fase successiva, cioè altre spese e altre trasferte... Qualcuno decide che l'indomani non andrà a scuola, qualcuno mette in comune gli spuntini che si era portato, qualcuno mostra le foto sul cellulare... poi la stanchezza prende il sopravvento e, in meno di mezz'ora, il silenzio cala nell'autobus
ore 21.45: sosta all'autogrill: i visi mostrano, anche sotto il trucco, tutta la stanchezza della giornata... un panino, il bagno, qualcosa da bere, e si riparte, con l'autista giovane alla guida. Forse è stanco anche lui, forse frastornato dalla vitalità delle nostre dodici ragazze: a trenta chilometri dall'arrivo sbaglia svincolo dell'autostrada; dobbiamo allungare ancora un po' il viaggio
ore 22.45: ci siamo finalmente: scarichiamo tutto, gli ultimi vicendevoli complimenti, gli ultimi saluti.
La giornata è finita: “Ragazze, domani allenamento alla solita ora!”
 
mercoledì, 02 novembre 2011

Una piccola bara bianca

La chiesa è la stessa di quasi vent'anni fa... solo, oggi, nonostante i restauri, appare più fredda e più tetra di allora... il sacerdote è sempre quello che diceva messa con Werewolf sotto l'altare, a giocare con le macchinine... i visi familiari... solo con qualche ruga o qualche capello bianco sul capo. E' tanto che non ci si trova tutto quanti qui... Il tempo divide, scombina le strade e porta le persone, che in un pezzo di vita sono state molto vicine, a perdersi per il mondo...
Oggi però siamo di nuovo tutti qui.
Il Capitano ed io entriamo per mano: è difficile oggi questo percorso fatto tante volte... Salutiamo i volti noti, gli amici. Vediamo anche lei, con suo marito, attorniata da tanta gente che si avvicina, che l'abbraccia. E' per lei che siamo qui, è soprattutto per lei, che era una delle ragazzine che frequentavano la nostra casa quando Werewolf era piccolo, che passavano da noi le sere, le domeniche pomeriggio ed ogni momento in cui c'era bisogno di un rifugio. Lei che ha addobbato il chiostro quando abbiamo battezzato Fatina, che ha animato le feste di compleanno di Werewolf, che voleva fare la maestra... Lei che ha affrontato prove terribili, in qual periodo: la morte del suo papà, la perdita della casa... lei che sembrava sconfitta e che poi ce l'ha fatta, ed è cresciuta ed è diventata una donna e una maestra.
Siamo qui per lei, e per quella piccola bara bianca posata davanti all'altare nella quale dorme il suo bambino.


giovedì, 03 novembre 2011

Che è successo in questo periodo?

 A parte la pagina triste di ieri, triste davvero tanto, cos'altro è successo in queste settimane di “silenzio”?
Prima di tutto c'è stata la festa di anniversario dei nonni: 50 anni di matrimonio, celebrati prima in modo ristretto il giorno esatto e poi, due giorni dopo, con amici e parenti in pompa magna, con chiesa, fiori, regali, ristorante, confetti...
Poi c'è stato il soggiorno di Luna qui, a farci trascorrere qualche giorno come fosse estate, a tavola insieme, a chiacchierare e a ridere.
Quindi c'è stata l'avaria contemporanea di frigorifero e lavatrice, con conseguente riorganizzazione della spesa, della cucina, dei lavaggi per il tempo necessario all'acquisto e alla consegna dei nuovi elettrodomestici (e già che c'eravamo con successivo riammodernamento della lavanderia) e poi è venuto il numero non definito di lavaggi per recuperare il tempo perduto.
Infine c'è stato Halloween, con Fatina a divertirsi con le amiche, e la festa dei Santi con la castagnata nel cortile della parrocchia a reincontrare gli amici di sempre.
Insomma, c'è stata tanta vita, come sempre, nella Gabbia. E poco tempo per descriverla.


mercoledì, 09 novembre 2011

Colloqui coi genitori

Quando ero più giovane non mi pare di avere incontrato tanti casi di famiglie difficili: forse erano altri tempi, o forse i genitori non se la sentivano di raccontare la loro storia ad una maestrina giovane... Ora che sono quasi vecchia invece magari, chissà, forse la gente pensa che non mi scandalizzi più di niente...
E in effetti un po' è davvero così: non mi scandalizzo mai più di tanto (e, a dire la verità, probabilmente non mi sarei scandalizzata nemmeno vent'anni fa). Però poi ci soffro: soffro per quei bambini che vivono situazioni in cui anche un adulto non reggerebbe; soffro nell'ascoltare quelle mamme invecchiate troppo in fretta sotto il peso di una storia difficile persino da raccontare, figuriamoci da vivere; soffro guardando bambini che cercano affetto ed attenzione nell'unico modo che conoscono: a volte picchiando, a volte urlando, a volte isolandosi nel loro mondo; soffro quando li scopro felici dopo un rimprovero o una punizione, perché questo prova loro che esistono.
Soffro e penso a quale grande dono sia la normalità: una vita normale, una casa normale, una famiglia normale. E non parlo di normalità fatta di monotonia e di stereotipi: non solo una mamma, un papà, i figli, ma anche una mamma e i figli e basta, o una mamma, il nuovo compagno e il papà, o tante altre variabili: tutto può essere “normale” se nella testa degli adulti c'è buonsenso.
Purtroppo spesso non è così: bambini di sei anni costretti a quattro allenamenti a settimana per diventare campioni; bambini che passano ogni giorno in una casa diversa: mamma, papà, nonni, zii...; bambini usati come armi improprie: imbottiti di notizie troppo grandi per loro sull'altro genitore, riempiti di nozioni per mostrare di essere migliori di chiunque altro, tirati qua e là da un “se vuoi bene a lui non vuoi bene a me”...
La normalità, così anonima e bistrattata, dovrebbe essere rivalutata!


giovedì, 10 novembre 2011

Conchiglie

Mercoledì. Sera dell'allenamento di Krav Maga. Dopo la doccia, mentre spalmo Fatina di lasonil qua e là...
- Scusa eh, capisco i lividi sulle braccia... capisco anche il graffio... ma il livido sul dorso della mano come hai fatto a fartelo, sei caduta?

- No! Credo di aver dato troppi pugni sulla conchiglia del mio avversario.
- ...???
- Non preoccuparti mamma, stasera non era Werewolf!


lunedì, 12 dicembre 2011

18

 
18 anni fa, a quest'ora, stavi per arrivare tu...

 
Buon Compleanno Cucciola...

18a







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