mercoledì 4 gennaio 2012

Dal vecchio blog... (marzo - aprile - maggio 2009)

domenica, 01 marzo 2009

Un anno

Per Werewolf e Luna

è passato un anno



domenica, 01 marzo 2009

Una maestra strana

Sabato mattina - ore 8.30.
SMS da me al Capitano: Ho dimenticato una busta rosa sul tavolo, me la porti a scuola quando vai a fare la spesa? Grazie
- ore 9.30 circa
Il Capitano bussa, e si affaccia alla porta della mia classe con la busta
A.: E' tuo marito, maestra! Lo sai che ha le meche?
Io: Non ha le meche, sono i capelli bianchi!
F.: Hai un bel marito maestra!
Io: Certo, altrimenti non lo sposavo...
G.: Ma tuo marito quando lavora? Quando lo chiami per portarti qualcosa è sempre a casa!
Io: Ma è perchè fa i turni; adesso, ad esempio, è appena tornato a casa perchè ha lavorato stanotte...
G. : Ah, ecco! Volevo ben dire!
A.: Certo maestra che tu sei proprio una maestra strana!
Sì, lo so... Certo che anche il resto della classe non scherza!


giovedì, 05 marzo 2009

Come va la vita?

Qualche aggiornamento sulla situazione nella Gabbia?
Allora...
Luna è a Berlino, in gita scolastica, e noi seguiamo le sue giornate attraverso gli sms a Werewolf.
Light-Blue ha da poco preso la patente e si sta occupando con impegno della sua radio sul web (a proposito: http://radioalchol.blogspot.com/ ).
Werewolf sta ottenendo buoni risultati dalla sua dieta (ed io mi auguro con tutto il cuore che, vista l'età, abbia più buonsenso di quanto ne ho avuto io dopo tutte le mie diete...).
Il Capitano, visti i risultati delle ultime analisi, ha deciso di imitare Werewolf.
Fatina è piuttosto nervosa a causa delle verifiche e delle interrogazioni a raffica, ed è forse anche alle prese con i pensieri di una giovane donna che cresce.
Io sono sempre qui, a barcamenarmi tra casa e scuola, con i miei pensieri che frullano per la testa, con le ansie che ogni tanto mi prendono... A volte mi succede, e di solito c'è Blue ad ascoltarmi, a riportarmi alla realtà (e non ho mai capito come faccia, visto che anche lui ha il mio stesso modo un po' tragico e un po' deformante di guardare la vita). Solo che Blue adesso è, letteralmente, dall'altra parte del mondo... Così aspetto che passi, aspetto che torni la primavera...


lunedì, 09 marzo 2009

Lesson 1: FLOWERS

Premessa: il Capitano lavora a circa 15 km di distanza da casa di Light-Blue; quando fa il turno del mattino al sabato, ogni tanto “carica” Light-Blue in auto per venire qui.
Per San Valentino, tornando a casa, il Capitano si è fermato a prendere del fiori per me dicendo a Light-Blue: -Ricordati, in queste occasioni i fiori servono sempre!-
Naturalmente in quell'occasione anche Fatina ha avuto le sue rose.
Sabato 7 marzo Light-Blue è salito sull'auto del Capitano già munito di mimosa sia per Fatina che per me...
La prima lezione del Capitano è stata recepita.
Sarei curiosa di conoscere gli argomenti delle prossime...


martedì, 10 marzo 2009

I geni sbagliati

Fatina è incredibile: se sta disegnando / giocando col computer / studiando non esiste null'altro se non quello che sta facendo. Così ogni tanto accade che, anche se sta parlando al telefono, se ne dimentichi e lasci chi c'è dall'altra parte (quasi sempre Light-Blue) a parlare da solo, senza dargli il minimo cenno di presenza; oppure accade che chiuda la telefonata anche se non è terminata, o che faccia qualcos'altro di simile, facendo arrabbiare un po' chi sta parlando con lei.
Non lo fa apposta, ormai ne sono certa! Purtroppo, semplicemente, ha preso i geni sbagliati dal Capitano, che è un campione nel “fingo di ascoltarti quando parli se solo sono nelle vicinanze del computer” e nel “se rispondo con dei mugolii sembra che ti stia ascoltando”.
In questi casi non esistono tecniche di attivazione della coscienza se non energiche scosse.
Light-Blue avvisato... 


mercoledì, 18 marzo 2009

Il Maestro

Qualche notte fa l'ho sognato: è arrivato, in una giornata di sole come oggi, come era solito fare, con la cartella nera a mano e il Corriere sotto il braccio; sorrideva, con il suo sorriso aperto e cordiale, e mi ha detto, come ogni giorno: - Oh; buongiorno Maestra! Indossava un completo chiaro, con la cravatta al vento, come spesso faceva.
E' stato un sogno “cinematografico”...
L'ho sognato, ed è un po' che penso a cosa voleva dirmi quel sogno.
Lui era Il Maestro. Il primo maestro con il quale ho lavorato. Probabilmente il maestro più in gamba che abbia mai incontrato in tutta la mia carriera (considerando anche le maestre, eh!).
Sono entrata nella sua classe a 19 anni, ragazzina, come insegnante di sostegno in un'epoca in cui ancora i maestri erano abituati a lavorare soli.. Aveva qualche anno più di mio padre, le sue figlie erano di poco più grandi di me, avrebbe potuto accogliermi in modo molto diverso, invece mi ha fatto sentire maestra di classe a tutti gli effetti: mi ha invitato a lasciare le mie cose nell'armadio, mi affidava lezioni da tenere a tutta la classe, mi ha fatto scegliere i libri di testo, mi ha datto tantissimo materiale per preparare gli esami di concorso...
Ma soprattutto io lo osservavo: ho imparato più guardando lui in quegli anni che da tutti i testi di pedadogia e di didattica. Ancora oggi, in certi miei modi di fare con i bambini, ritrovo le cose che faceva o diceva lui.
Sapeva raccontare ai bambini qualsiasi cosa: favole, racconti semplici, testi epici, libri come Moby Dick o I Promessi Sposi, avvenimenti tragici dlela sua infanzia in guerra... E sempre riusciva ad incantarli e a trasportarli là, in quei mondi che descriveva.
Sapeva parlare ai genitori, anche ai più difficili, senza arroganza ma, se era necessario, con estrema durezza: era sempre dalla parte dei bambini, che difendeva ad ogni costo soprattutto se sapeva che a casa venivano picchiati (e in quel paese sperduto di bimbi “selvatici” spesso succedeva).
Sapeva essere autorevole con i colleghi e sapeva organizzare un tipo di scuola che io avrei ritrovato, altrove, solo molti anni e molte riforme più tardi.
Sapeva che la scuola era vita, ma che non era “la” vita: aveva moltissimi impegni ed interessi anche fuori dalla scuola: era un ottimo musicista, impegnato in parrocchia, nel sindacato, era un marito innamorato ed un padre sempre presente.
E' morto, ancora giovane, alcuni anni fa.
Nel piccolo paese, ormai non più tanto selvatico, gli hanno intitolato una via... Peccato che la scuola sia stata chiusa: sarebbe stato meglio intitolargli quella...

In questi giorni a scuola mi sono ritrovata a ricoprire, per la prima volta, uno dei ruoli che spesso ricopriva lui. Mi piace pensare che mi sia venuto a trovare in sogno per dirmi, col suo “Buongiorno Maestra”, che tutto andrà bene, che lui è accanto a me.


Questa gabbia non è un albergo!

Negli alberghi si entra e si esce rispondendo soprattutto a due esigenze: dormire e mangiare. Il grido: “Questa casa non è un albergo”, tanto caro alle mamme di qualche anno fa (o forse anche a qualcuna di adesso, non so...) è una ribellione all'abitudine dei loro figli di passare la maggior parte del tempo fuori di casa, per poi tornarvi solo per assolvere alle esigenze di sopravvivenza.
Nella gabbia questo grido non ha alcun senso: nella gabbia si entra e raramente si esce (fuori fa troppo caldo, o troppo freddo...), nella gabbia si legge, si gioca con la wii, si guarda la tv, sky, una cassetta, un dvd, si rimani rintanati quando si ha la febbre, si suona, ci si coccola sul divano, si lavora o si gioca con i vari computer sparsi, e, naturalmente, si mangia e si dorme.
Nella gabbia la voglia di uscire per ritornare più tardi possibile credo che la proviamo solo io e il Capitano.
Decisamente la gabbia non è un albergo... è più un residence!


giovedì, 19 marzo 2009

Tutti matti per la TV

Complice la "learning week", una settimana in cui vanno a scuola solo coloro che devono recuperare le insufficienze della pagella del primo quadrimestre, Fatina ha strappato il permesso di stare da Light-Blue da stasera a domenica.
Alla domanda: - Come farai a vedere quella serie televisiva per ragazzine (quasi telenovela, ma questo, visto il target, non si può dire…) che guardi ogni sera e guai a perderne una puntata? - ha risposto che Light-Blue le aveva assicurato che l'avrebbe potuta vedere anche da lui.
Così mi è tornato alla mente quando, tanti tanti anni fa, appena sposati, io e il Capitano andavamo a cena dai nonni, allora solo suoi genitori… io, invece che "Il mondo di Patti", li costringevo a guardare le puntate di "Kiss Me Licia"! 


domenica, 22 marzo 2009

C'era una volta

C'era una volta una Fatina piccola piccola, che non si staccava mai dalla sua mamma, che se avesse potuto avrebbe scelto di rinascere cangurina per stare al calduccio nel marsupio.
E c'era la sua mamma, che avrebbe voluto tenersela attaccata tutto il giorno ma, dato che sapeva che le fatine possono crescere solo se si staccano dalle mamme, faceva di tutto perchè la sua Fatina si allontanasse da lei almeno un po'.
La Fatina piccola cresceva, cresceva, ma sembrava che fosse felice solo se nei paraggi c'era la sua mamma, o almeno il suo papà o il suo fratellone.
Tutti loro la amavano molto e stavano volentieri con lei, ma la mamma soprattutto continuava a preoccuparsi perchè quella Fatina sembrava aver paura del mondo.
Poi un giorno la Fatina, ormai non più piccola nemmeno di statura, disse: “Vado qualche giorno dal mio principe. Dormirò in un letto che non è il mio e farò a meno della mia mamma prima di tutto, ma anche del mio papà e del mio fratellone”.
La mamma disse: - Ok! - E pensò che, se avesse avuto bisogno di lei, la Fatina avrebbe potuto usare l'incanto di telepatia (poi pensò che avrebbe potuto più velocemente usare il cellulare...).
Ma i giorni passavano, e la Fatina non usava né la telepatia né il cellulare: a malapena rispose ai due messaggi che la mamma le mandò per accertarsi che fosse viva.
La mamma (e anche il papà) non sapeva cosa pensare: era davvero così cambiata? C'era un incantesimo così forte su di lei da farle cambiare indole?
Quando la mamma andò a riprenderla, la Fatina disse: -Un po' mi siete mancati. E poi: - Voglio un abbraccio di mamma.
La mamma sorrise, e tirò un sospiro di sollievo. 


giovedì, 09 aprile 2009

Silenzio

Domani sarà il giorno dei funerali... ma la tristezza, l'angoscia, la paura, non cesseranno.
Domani sarà davvero un Venerdì Santo triste
Domani ci fermeremo per pregare, domani il nostro silenzio accompagnerà coloro che sono morti nel terremoto in Abruzzo.
Poi, dopo il silenzio, bisognerà non stancarsi di parlare.

Quando...

Quando tu stai male e il tuo migliore amico è dall'altra parte del mondo, in mezzo al deserto, con connessioni internet rare e lente...
Quando nonostante questo gli mandi una mail, perchè a te serve scrivere per chiarirti le idee e non c'è miglior destinatario di lui, che in fondo prima o poi la leggerà...
Quando lui fa comunque l'impossibile per risponderti, così ti arriva, inaspettata,  la sua mail di due pagine, con le parole esatte che ti servivano per sentirti almeno un po' meglio, e pensi che ti conosce davvero bene...
Allora pensi che l'amicizia è una delle cose migliori della vita.
Allora pensi che, dovunque lui sarà, non potrai mai sentirti sola.


Auguri

BUONA PASQUA
a tutti


croce
che sia una Pasqua di pace
e di serenità,
che sia realmente una
Pasqua di Resurrezione
per ciascuno di noi.
 
 
giovedì, 16 aprile 2009

Piove

Piove.
Da stamattina.
Fatina è su un autobus, da qualche parte sulla A4.
Werewolf, forse, è su un treno da qualche parte sull'Appennino.
Inutile provare a fare altro... Inutile pensare allo spettacolo della mia classe domani...
Il pensiero torna sempre a loro due, croce e delizia della mia vita, in viaggio entrambi sotto la pioggia.


sabato, 18 aprile 2009

Plauto in quarta elementare

teatro2008
Quando gli anni di scuola sono tanti, non si ricordano più i signoli bambini, almeno non tutti, almeno non quando non li incontri per strada... si ricordano invece le classi, i gruppi: così come ogni individuo ha le proprie caratteristiche, anche le classi hanno dei tratti distintivi.
A me piace ricordarli grazie alle attività più “strane” che ho svolto con loro.
C'era la serissima quinta di dieci bambini in cui lessi le pagine della morte di Cecilia, dai Promessi Sposi, tra le loro lacrime, e alla fine dissero : “Che bello, abbiamo pianto tanto...”
C'era l'artistica terza in cui si appassionarono ai capitelli ionici dorici e corinzi, al punto da disegnarli a grandezza quasi naturale.
C'era la tecnologica quarta in cui chattammo per la prima volta, tanti anni fa, con una classe di Genova ed una di Roma, con una connessione che cadeva ogni quattro minuti, un solo computer e venti bambini, e con cui sperimentai tutte le attività di infomatica che all'epoca pochissimi facevano e che ora sono normali.
C'era la piccola scuoletta di cantanti, in cui ogni mattina, tutti insieme, cantavamo dieci minuti accompagnati dall'organo.
C'era la numerosa quinta di sportivi che vinceva ogni manifestazione agonistica a cui partecipavamo.
E c'è questa classe, che fa parte del mio presente, che ieri ha recitato Plauto.
Certo, un adattamento... Certo, una riduzione...
Ma sempre Plauto è!
Con i costumi e le parrucche da Romani antichi, con le luci, con gli effetti speciali, con i fumogeni quando entrano gli dei.
Plauto, una commedia degli equivoci per ventun bambini che rientrano sempre in tutte le classificazioni ed i monitoraggi che propone il ministero: handicap, alunni stranieri, alunni con D(isturbi) S(pecifici di) A(pprendimento), alunni nomadi, casi sociali...
Certo, una commedia comica, perchè non si prendono mai troppo sul serio, perchè hanno impiegato un po' a capire il gusto per l'ironia, ma ora la sanno anche usare.
Plauto... così ricorderò nel tempo questa classe: guitti, commedianti e attori.


mercoledì, 29 aprile 2009

Asole e Maestre

La scuola di Fatina, per definizione, oltre che a pensare insegna a “fare”. Tra le varie abilità da acquisire ci sono anche quelle relative al cucito. Ultimo argomento in ordine di tempo: le ASOLE.
Fatina, che da anni partecipa a spezzoni dei miei corsi di ricamo, ha un minimo di dimestichezza con aghi e fili, anche se soprattutto ha dimestichezza con la Maestra che ci segue da sempre: una delle migliori maestre di ricamo italiane, oltre che un'amica.
Il cucito per sartoria non è il ricamo, certo, ma conoscere gli strumenti e le tecniche, anche se leggermente diverse, aiuta... ed infatti per lei le asole volanti, così simili agli archetti ricamati, non sono state un problema. Lo sono, invece, per una delle sue compagne, che Fatina sta cercando di aiutare: così si sono accordate che domani, dopo danza, si troveranno per una “lezione”.
Al telefono, oggi, Fatina le diceva: preparati, che domani devi imparare una cantilena.
La cantilena è una delle tecniche che la nostra Maestra usa spesso; l'ha usata, infatti, anche con Fatina per farle imparare il punto indietro: unisce la memorizzazione “mentale” dei passaggi da utilizzare con il loro svolgimento pratico, è un buon modo, insomma, per attivare la “memoria delle mani”.
Talmente buono che Fatina, oltre ad aver memorizzato il punto, ha imparato ad imparare e non esita ad utilizzare la stessa tecnica con altri (e dice orgogliosa che gliel'ha consigliata la Maestra di Ricamo).
I bravi maestri non sono tutti chiusi nelle scuole (ma non so se dire “per fortuna” o “purtroppo”)!


venerdì, 01 maggio 2009

1° Maggio

1° Maggio. Ore 10.30. Tre tovagliette sul tavolo in sala: tazze, biscotti, marmellata, zucchero… Voci prima un po' assonnate, poi chiacchiere, risate. Werewolf, Fatina Light-Blue…
Li guardo, li ascolto, mentre io faccio colazione in cucina.
E penso con rimpianto che questo è il motivo per cui avrei voluto avere più di due figli: voci, sorrisi, risate, ragazzi…
Ore 12. Il Capitano si alza assonnato, si è appena svegliato: l'ho lasciato dormire fino a tardi stamattina.
Ore 16.45. Io e lui siamo appena tornati da una passeggiata per smaltire il risotto, tra poco dobbiamo accompagnare Fatina e Light-Blue al cinema. Il tempo di bere un bicchier d'acqua e sento uno strano rumore… Mi affaccio alla porta della camera da letto…
Il Capitano è ribaltato sul letto e sta di nuovo russando…
E improvvisamente mi ricordo…
Ecco il motivo per cui non abbiamo più di due figli!

Buon primo maggio Capitano! 



lunedì, 04 maggio 2009

5 Maggio

Per Fatina e Light-Blue

peynetè passato un anno!
 
martedì, 05 maggio 2009

The ring

Oggi era passato un anno...
Sconfinando dalle visite dei fine settimana e dei ponti festivi è arrivato Light-Blue.
Con Fatina hanno ripercorso, a piedi, tutti i luoghi del loro primo appuntamento di un anno fa.
Poi, in un certo posto, dopo un piccolo scherzetto, lui ha tirato fuori dallo zaino un pacchetto dorato e glielo ha porto. Non so bene com'è andata...
So solo che dentro c'era un anello: oro bianco e giallo, forma molto particolare.
So solo che Fatina stasera a tavola lo rimirava e lo lustrava.
So solo che ha detto che oggi è stato il giorno più bello della sua vita.
Un anello: un cerchietto di metallo, con tutto il suo potere di protezione che gli viene dai tempi remoti (la cinta della città, i segni della magia...) e con tutto il suo significato di pegno d'amore (e infatti va portato sul dito che è in collegamento diretto col cuore).
L'anello che Light-Blue le ha dato, come un costante abbraccio.


venerdì, 08 maggio 2009

Barba e capelli

- Werewolf, come ti sta bene quel taglio di capelli, manda una foto a Luna!
- Mhhhhh........... dopo.............. 
           
- Werewolf, che bello che sei oggi! Hai mandato una foto a Luna?
- No.
- Fatina, fagli una foto e spediscila a Luna. 
- No!!!!!!!    
- Scusa Werewolf, ma... perchè?
- Sgrunt! Non mi sono fatto la barba, Luna mi sgrida!          


lunedì, 11 maggio 2009

Festa della mamma

Cari ragazzi (compreso il Capitano): GRAZIE!
Grazie perché capite quando io ho bisogno di staccare un po'.
Grazie perché ieri, anche se era la festa della mamma, non avete opposto resistenza alla mia giornata alla fiera del ricamo.
Grazie perché la cosa non vi ha sconvolto i piani più di tanto e mi avete dato il vostro regalo sabato sera.
Grazie perché avete mangiato quel che il Capitano ha preparato e nessuno ha avuto da ridire, nemmeno se i piatti erano quelli un po' sbeccati e “scompagnati”.
Lo so che, a volte, sono una mamma destabilizzante, che alterna momenti di mamma-chioccia ad altri di mammachenonc'è.
Lo so che magari voi non capite perché, ogni tanto, io abbia bisogno di “uscire” dalla gabbia: però rispettate questo mio bisogno, senza fare troppe domande.
O forse, invece, non vedete l'ora che io me ne vada per un po', ma comunque, se così è, siete bravi ugualmente perché non vi esprimete in scene di giubilo...
E poi grazie anche per questo bel regalo: questo portatile nuovo dal quale sto scrivendo. Magari qualcuno aspira a diventare il nuovo utilizzatore del vecchio, chissà... ma a me non servono certo due computer!
Grazie, tesori miei, di esistere.
Mamma


martedì, 12 maggio 2009

Un altro mondo

Cara A., stamattina guardavo nei tuoi occhi di bambina: occhi neri, profondissimi e lontani... ci cercavo ciò che di solito vedo negli occhi dei bambini, e non sono riuscita a trovarlo.
Dove sei piccola A.? Dove sono e come sono i tuoi pensieri? Sono nella musica che sempre vorresti ascoltare, o sono musica essi stessi? Sono il tuo battere di denti che vuole imitare la mia voce che legge? Sono la mano che spinge via il gioco che non vuoi? Sono nelle mani che ti rigiri davanti agli occhi, che ti fermi incantata a guardare?
Ho guardato il tuo colorare fatto solo di segni incontrollati, eppure cambiando colore continuamente. Ho ascoltato il tuo battere sul tamburo, e poi sullo xilofono, ed ogni tanto alternavi al battere lo strisciare del battente. Ho visto le tue crisi che ti “portano via”, con i tuoi occhi che cercavano i miei ma non riuscivano a trovarli perché subito dovevi abbassare la testa, e non potevi fare altro. E poi ti ho vista, appena passato tutto, sorridermi e volerti alzare per andare in cortile. Ho visto le tue compagne sedersi accanto a te e tenerti la mano, una per parte, perché altrimenti anche solo fare la foto di classe è un problema. Ho spezzettato i biscotti della tua merenda, perché da sola non riesci a spezzarli con i denti.
Ho passato tre ore con te... e non sono riuscita a capire nulla del tuo mistero.

A. è una bambina di otto anni con una disabilità molto grave. La sua età mentale è, approssimativamente, pari a quella di un bambino di dieci mesi, ma non è completamente paragonabile per il tipo di lesioni che ha, che impediscono diverse funzioni. Nonostante i medicinali soffre di crisi epilettiche, all'incirca tre o quattro al giorno, e per questo motivo, per garantire la sua incolumità, ha la necessità di qualcuno che la affianchi costantemente. In questi giorni ci stiamo alternando per sostituire la sua insegnante di sostegno, in malattia. Stamattina ho passato io tre ore con lei.
La scuola italiana, nel tempo, ha fatto scelte coraggiose, come quella di inserire, nella scuola pubblica, se le famiglie lo desiderano, tutti i bambini: anche quelli con handicap grave o gravissimo. Non è una scelta automatica, né scontata: in molti paesi d'Europa non è così. In Italia questa scelta resiste da più di trent'anni (dal 1977 per l'esattezza).
Le scelte della “nuova scuola” non possono, apertamente, andare contro queste decisioni ormai storiche, ma lo possono fare con molti altri mezzi: ad esempio non mandando la supplenza in casi come quello di A. Basta una malattia di dieci giorni della sua insegnante di sostegno perché tutto il percorso che si sta faticosamente costruendo si interrompa, perché tutta una scuola si debba mobilitare per assicurare ad A. almeno la custodia, togliendo risorse ad altri bambini che hanno uguale diritto ma meno emergenza.
A., nel giro di dieci giorni, sarà affiancata da almeno otto persone diverse.


venerdì, 15 maggio 2009

Punti di vista

Bussano... Entra in classe una collega, ha bisogno di informazioni sul nostro sito internet. Per i bambini è un volto nuovo, perchè lavora nell'altra ala dell'edificio. E' giovane, una bella ragazza, alta, mora, occhi espressivi e capelli lunghi. Conoscendo la debolezza di A. per le belle ragazze lo guardo di sottecchi, attendendo un commento, pronta a intervenire per sdrammatizzare la situazione di eventuale imbarazzo. In realtà si trattiene, e la collega se ne va.
Dopo la ricreazione, parlando, nomino di nuovo la collega entrata prima. Siamo in classe senza estranei: nessuno può trattenere 20 pettegoli... risatine, e poi... - Maestra, A. dice che si è innamorato!
-Ci avrei scommesso! Bhe, stavolta A. hai scelto bene: sarà anche una maestra ma è veramente una bella ragazza!
E' a questo punto che si ode una voce di dissenso:
- Ma cosa dici, maestra! Non era per niente bella!
- Ma G., perchè dici così? La maestra P. secondo me è proprio una bella ragazza, sembra una modella...
- Eh, appunto, maestra! Non saranno mica belle le modelle? Sono tutte STILIZZATE!
A. e G. nel tempo forse riamarranno amici e forse no... Ma sicuramente non litigheranno mai per la stessa ragazza!


19

A LUNA

buoncompleanno10tantissimi auguri
di
Buon Compleanno!
 
mercoledì, 20 maggio 2009

Nonne e nomi

Light - Blue gira da queste parti da più di un anno, ha un nome facile da ricordare, associabile anche ad altre persone conosciute; ha condiviso con noi e con i nonni, tra gli altri, anche il pranzo di Capodanno e quello di Pasqua.
Eppure c'è una piccola difficoltà da parte della nonna: ricordare il suo nome.
Quando parla con Fatina, per chiederle notizie, per complimentarsi dell'anello o per altro, ricorre a giri di parole inimmaginabili e, se proprio è costretta ad usare un nome, tira fuori i più strani, assolutamente convinta che il nome di Light-Blue sia strano e difficile da ricordare...
Non capisce perchè noi ridiamo di questa cosa, è assolutamente convinta che sia un problema di memoria.
Invece no. Per noi che la conosciamo bene è un problema di accettazione, non certo della persona quanto della situazione che quel nome rappresenta: la sua bambina, la nipotina più piccola, la cucciola, cresce troppo in fretta, e lei non è ancora pronta ad accettarlo.
Pian piano, forse, il nome entrerà anche nella testa della nonna. Per ora no.  

lunedì, 25 maggio 2009

La gabbia vuota


Nella gabbia c'è sempre chi viene e chi va, a questo siamo abituati. Ma nello scorso week end è successo qualcosa di diverso: la gabbia si è svuotata.
Werewolf da Luna, nella settimana del suo compleanno.
Fatina da Light-Blue.
Io ad un corso di ricamo con un gruppo di amiche: pernottamento in albergo di lusso, camera condivisa, tante chiacchiere e molte ore a parlare di tecniche, fili, tele, figli, case, vacanze, speranze, ricordi e via raccontando.
Solo il Capitano è rimasto, solo e triste, a presidiare il "nido", ma poi l'ha abbandonato anche lui per andare a lavorare, la notte tra sabato e domenica.
Così la gabbia è rimasta vuota e silenziosa.
Ieri sera siamo tornate io e Fatina, stasera tornerà anche Werewolf…
Tutto ritornerà a scorrere come sempre. Solo, per un attimo, la Gabbia ha trattenuto il fiato. 
 
martedì, 26 maggio 2009

Profumo di tigli

In questi giorni caldissimi (che per un errore di battitura erano usciti  come "gironi" e sono stata tentata di lasciare così…) una cosa consolante sono i profumi che si sprigionano dalle molte piante in fioritura: difficile sentirli quando la temperatura è a questi livelli in piena estate perchè la fioritura è normalmente già terminata…
Mescolato tra il profumo dei gelsomini e quello delle rose, tra tutti il più intenso e riconoscibile è il profumo dei tigli.
I tigli sono piante che "costeggiano" la nostra città, dato che sono loro che fan cambiare molte delle nostre vie in viali; sono antipatici se devi per forza posteggiare sotto di loro dato che quando fioriscono lasciano cadere polline appiccicoso; se piove in questo periodo i loro fiori riempiono i canali di scolo e marciscono creando un odore nauseabondo; ma soprattutto sono gli alberi delle scuole ed io li amo per questo.
C'erano nel giardino della mia scuola elementare e della mia scuola media, c'erano in ogni scuola in cui ho poi insegnato, nel corso degli anni, ci sono, naturalmente, anche nel giardino della mia scuola di oggi. Il loro profumo, dolce ed intenso, è il profumo degli esami: degli esami che chiudono un ciclo, degli esami di passaggio tra una scuola e l'altra. Il loro profumo è il profumo un po' malinconico della malinconia di domani, quando sai che non vedrai più i bambini che hai incontrato ogni giorno per cinque anni, così come il profumo dei libri appena stampati è il profumo delle speranze per il nuovo anno.
Ora gli esami, alla scuola primaria, non ci sono più. Il "rito di passaggio" tra una scuola e l'altra, la prima prova stressante della vita di uno studente, non c'è più.
Il profumo dei tigli però resta ed aleggia, anno dopo anno, a ricordarci che un altro anno è passato, che  i bambini cambiano, che noi maestre invecchiamo  
 
 
giovedì, 28 maggio 2009

Lupo di montagna

Al mondo ci sono persone che preferiscono il mare (come il Capitano) e altre che non hanno preferenze (come me): Werewolf, da bravo lupo, ha sempre amato la montagna (in realtà ama molto anche il mare, ma credo che, se fosse proprio costretto a scegliere, sceglierebbe senza dubbio la montagna). Quando era un cucciolo saltellava su è giù per i sentieri, correva avanti a vedere "dietro la curva" e poi tornava a riferire, per non doverci aspettare… di fatto percorreva un cammino almeno doppio del nostro. Quando era già un lupacchiotto, poi, non si accontentava mai di fermarsi alla prima meta, quella destinata ai più… lui era sempre nel gruppo che doveva arrivare in vetta, incurante della fatica, zaino in spalla e borraccia al fianco. Salire, arrivare in cima, sono sempre stati per lui il premio alla fatica fisica.
La montagna è per lui gioco, sfida, emozione, amicizia, libertà…
Tuttavia, per diversi motivi, erano un paio d'anni che Werewolf non andava più in montagna.
Ma in questi giorni, complice uno dei corsi che frequenta all'università, è tornato all'antico amore che aveva lasciato in disparte. Certo, non sono le montagne trentine che tanto ama e conosce, ma è disposto anche a correre il rischio della novità. E oggi, sulle montagne che prima non conosceva, ha provato l'ebbrezza dell'arrampicata. Nei suoi occhi, al ritorno, la luce di chi ritrova un amico dopo tanto tempo. 
 
 




 







 
 






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